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Tumore alla prostata, combinazione a tre fattori: come crolla il rischio-morte

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Nuove frontiere nella battaglia contro il tumore alla prostata, il più diffuso tra gli uomini e livello globale. Nuove frontiere che emergono dallo studio di Fase III ARASENS nel quale viene valutato l’utilizzo di darolutamide, un inibitore orale del recettore degli androgeni (ARi), nel tumore della prostata ormonosensibile metastatico (mHSPC) ha raggiunto l’endpoint primario. 

 

Secondo lo studio, darolutamide usato in combinazione con docetaxel e terapia di deprivazione androgenica (ADT), ha incrementato in modo significativo la sopravvivenza globale (OS) rispetto a docetaxel e ADT. E ancora, l’incidenza globale degli eventi avversi è risultata simile nei due gruppi di trattamento. Queste le anticipazioni dei risultati dello studio, che sarà presentato nel dettaglio in un imminente congresso scientirico. Si tratta di una ricerca che mira a valutare l’efficacia e la sicurezza della combinazione di un inibitore orale del recettore degli androgeni (ARi) con docetaxel e terapia di deprivazione androgenica (ADT) rispetto a docetaxel e terapia di deprivazione androgenica (ADT) nei pazienti con tumore della prostata ormonosensibile metastatico (mHSPC). Insomma, un mix di tre fattori che potrebbe cambiare il paradigma della battaglia contro il tumore alla prostata.

 

Darolutamide è stato già approvato in molti paesi a livello globale, tra i quali gli Stati Uniti, la Ue, Cina e Giappone. Serve soprattutto nei pazienti con tumore alla prostata resistente a castrazione non metastatico ma a rischio elevato di sviluppare metastasi. Darolutamide è sviluppato da Bayer e Orion Corporation, colosso della farmaceutica. Bayer ha reso noto di voler discutere le evidenze emerse dallo studio con le autorità sanitarie mondiali.

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