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Infarto e ictus, "fino a un anno dopo". L'allarmante nuovo studio: chi rischia di più

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Chi è guarito dal Covid rischia, più di altri, di sviluppare complicanze cardiovascolari fino a un anno dopo l'infezione. Lo rivela uno studio condotto negli Stati Uniti dalla Washington University School of Medicine di St. Louis sui dati messi a disposizione dal Dipartimento degli affari per veterani tra marzo del 2020 e gennaio del 2021. A rischiare non è solo chi ha contratto il virus in maniera grave, finendo in ospedale o in terapia intensiva, ma anche chi ha preso l'infezione in maniera lieve. Soprattutto se si tratta di persone con più di 60 anni.

 

 

 

Dopo aver contratto il Covid, insomma, aumenterebbe la probabilità di essere esposti ad aritmie cardiache, coaguli di sangue, ictus, malattia coronarica, infarti o insufficienza cardiaca. Questo il risultato del più grande studio condotto finora sugli effetti a lungo termine del coronavirus sul nostro organismo. L'indagine ha coinvolto in totale 154mila pazienti, per la maggior parte uomini e con un’età media pari a 60 anni. "Ciò che stiamo vedendo non va bene. Il Covid può portare a gravi complicazioni cardiovascolari e alla morte. Il cuore non si rigenera o si ripara facilmente dopo un danno cardiaco. Queste sono malattie che colpiranno le persone per tutta la vita", ha spiegato Ziyad Al-Aly della Washington University.

 

 

 

In particolare, è stato evidenziato un rischio più alto del 63% per quanto riguarda le malattie cardiovascolari in generale, e più elevato del 55% per quel che riguarda gli eventi cardiovascolari più gravi, come infarto e ictus. Basti pensare che i 154mila pazienti presi in esame, nell’anno successivo all’infezione hanno fronteggiato un rischio del 52% più alto di avere un ictus e del 49% più alto di avere un attacco ischemico transitorio rispetto a chi invece non ha mai contratto il virus. In Italia il cardiologo Michele Gulizia ha commentato: "Dopo il dietrofront causato dal Covid si prevede nel mondo un forte aumento di decessi per cause cardiovascolari".

 

 

 

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