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Smartphone ai bimbi? Danni al cervello: lo studio, ecco cosa rischiano

Caterina Maniaci
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«Ragazzi, preparatevi, venerdì dovete consegnare la ricerca di geografia, usate l’enciclopedia di casa, oppure quella della biblioteca». Quanto tempo è passato da quando frasi come queste risuonavano nelle aule scolastiche? Sembrano secoli e invece si tratta solo di pochi decenni fa. Oggi i ragazzi, sempre più giovani, anzi ancora bambini, usano regolarmente cellulari, tablet, computer, così nelle aule risuonano rumori ben diversi, oltre la voce dell’insegnate di turno: squilli, vibrazioni, ticchettìi.. Per le ricerche nessun problema: basta navigare una mezz’oretta nel web e si trova ogni cosa. Tutto fantastico e innovativo? L’uso massiccio, per non dire invasivo, delle tecnologie ha mostrato ben presto il suo volto più preoccupante. Ricerche, studi, riflessioni hanno aperto un dibattito - a tratti uno vero e proprio scontro - che non sembra destinato a concludersi rapidamente. E se c’era bisogno di un’evidenza scientifica, ecco che la ricerca di Milano-Bicocca e Supsi sui dati Invalsi conferma che l’uso intensivo e precoce degli smartphone nei ragazzini non favorisce l’apprendimento, anzi, riduce le capacità scolastiche di una parte consistente della popolazione studentesca.

La ricerca dal titolo “Earlier smartphone acquisition negatively impacts language proficiency, but only for heavy media users. Results from a longitudinal quasi-experimental study” è stata condotta da Tiziano Gerosa, ricercatore della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) e Marco Gui, direttore del Centro Benessere Digitale di Milano-Bicocca (dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale). È stato preso in considerazione un campione di ragazzi di età compresa tra 10 e 14 anni, confrontando chi riceve il dispositivo prima dei 12 anni - a 10 e 11 anni - quindi nel passaggio tra primaria e secondaria di I grado, e chi lo riceve negli anni successivi, cioè 12,13 e 14 anni. Il campione totale era composto da 1.672 studenti delle scuole secondarie di primo grado e le informazioni recuperate sugli stessi studenti nel tempo dall’Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema Istruzione.
I risultati non mostrano benefici al termine della secondaria di primo grado, per tutti i minori che sono entrati in possesso precocemente dello smartphone. In particolare, i partecipanti che avevano abitudini di utilizzo intenso dei media prima di usare uno smartphone (più di due ore al giorno tra Tv e videogiochi) sperimentano un impatto negativo sull’apprendimento della lingua e letteratura italiana.

 



Gli studenti con uso intensivo degli schermi - e quindi soggetti al possibile effetto negativo dello smartphone – sono risultati il 23,5 per cento della popolazione studentesca italiana. Si tratta, sostanzialmente, della conferma del fatto che l’uso autonomo dei “media mobili” durante l’infanzia può nuocere in particolare a coloro che presentano fragilità preesistenti, legate alla famiglia, ad esempio, o a personali caratteristiche psicologiche. «Questo studio è il primo in Italia che va alla ricerca dell’impatto dello smartphone sui livelli di apprendimento con metodologie più sofisticate», ha spiegato Tiziano Gerosa. Il tema è caldo, caldissimo, si ripropone all’inizio di questo nuovo anno scolastico, a cominciare dalla questione se, come, quando permettere agli studenti di usare gli strumenti tecnologici a scuola. Appaiono più che opportune, altre approfondite ricerche sul campo, come quelle in corso da parte del Centro “Benessere Digitale” di Milano-Bicocca. In particolare, il progetto Eyes up, finanziato da Fondazione Cariplo, per analizzare l’impatto di un insieme di dispositivi ed esperienze online precoci sui processi di apprendimento. E pensare che secondo molti esperti scrivere a mano, invece, stimola maggiormente il cervello, potenziando la capacità di ricordare e stimolare il pensiero astratto e creativo, creando nuovi collegamenti di senso. In una parola, a crescere davvero. 

 

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