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Bestemmie come se piovesse, boom di influencer blasfemi: in rete non c'è limite al peggio

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Chiara Pellegrini
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Gli influencer rappresentano una forma d’investimento per aziende e governi, ma la mancanza di regole ha lasciato spazio pure ai bestemmiatori di professione. Le imprecazioni rivolte al Santissimo o alla sua progenitrice raccolgono su Instagram, Tik Tok, Twitch un numero di proseliti che Germano Mosconi ai tempi di Telenuovo avrebbe sognato. E quanto più si bestemmia, tanto più si guadagna: è la regola dei social, che permette di incassare in base al numero di follower odi visualizzazioni.

Di arbiter elegatiarum ce ne sono diversi. Basta purtroppo accostare l’orecchio alla porta della stanza di qualche adolescente per ascoltare un trionfo di parolacce e ingiurie contro Dio, santi e cose sacre ad opera degli streamer. Come “Il Masseo”, che dalla Svizzera mostra video di trasmissioni televisive come “Il Collegio” imprecandoci sopra o giocando ai videogiochi: su Tiktok ha 776.000 follower, su Twitch 1 milione e 800, circa 400mila di meno su Youtube. Altro campione di buone maniere sulla scia di Masseo è “Blur”: su Youtube lo seguono in pochi, solo in 430 mila, su Tik Tok arriva a 340mila, mentre trionfa su Twitch, dove pullulano i seguaci, che salgono a un milione e 400mila.

“The Real Marzaa”, originario di Bari ma residente in Portogallo, bestemmia giocando a Grand Theft Auto V un videogioco di action-adventure. Ha un milione e 500mila follower su Twitch, 460mila su Instagram e 200mila su Youtube.

Con un post denominato “Fortnite+18” pieno di bestemmie ha totalizzato 5 milioni di visualizzazioni. Monotematica, pagina Instagram dedicata specificamente ai cosidetti porconi, è “The_besterminator”, 78mila follower, che si occupa di ripostare ogni tipo di blasfemia, che siano Madonne piovute da teatri di guerra come l’Ucraina, al salotto di “Muschio Selvaggio”, in cui Fedez chiese a Ghali se esistesse il «porco D... in musulmano». Si occupa anche, a suo modo, di divulgazione scientifica: tra i post fissati c’è infatti un’intervista delle Iene a Margherita Hack, in cui la scienziata nega l’esistenza di Dio. Su Youtube, invece, il “King delle Bestemmie” con un video ha ottenuto quasi 6 milioni di visualizzazioni e 305mila like.

Bestemmiare può dunque diventare un’attività redditizia. Al momento, pagamenti diretti dalle piattaforme al titolare dell’acount li prevedono solo YouTube e TikTok. Mentre Instagram non liquida direttamente gli influencer, sono questi ultimi che attraverso il mercato devono trovare dei brand disposti a puntare sudi loro con delle sponsorizzazioni. Una volta presentata la richiesta di monetizzazione e compilato il form con i dati fiscali, ricevono poi i bonifici da Google con estrema puntualità. In questo senso, gli influencer non sono tutti uguali: si distinguono in mega, macro, micro e nano influencer, a seconda del numero di follower e del seguito che hanno, in base ai quali possono raggiungere ampi pubblici o piccole nicchie di mercato e guadagnare di conseguenza.

Su Tik Tok - secondo DeRev, società di strategia e comunicazione digitale - con 5mila follower si può ambire a 50 euro a contenuto pubblicato, se si hanno tra i 10mila e i 50mila follower si arriva a 650 euro. Superati i 300mila follower, il listino mostra i rialzi: da 3000-6.500 euro a contenuto si passa a 3.500-7mila euro. Su Twitch non c’è un importo fisso che gli streamer possono incassare. Secondo il sito Money.it, le cifre variano in base al numero medio di spettatori: con un minimo di 5-10 utenti al mese si guadagnano dai 45 ai 180 euro al mese, con 50.000 persone collegate dai 91.000 ai 183.000 euro.

Non solo: gli influencer hanno avuto una fettina dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Devono ringraziare Giuseppe Conte, che approvò il provvedimento il giorno prima di essere defenestrato da Palazzo Chigi. L’ex premier pensò bene di retribuire (con bonifici di 7mila euro a botta) gli influencer italiani. Tanto che nel PNRR, scrive l’Agenzia di stampa sull’energia e le infrastrutture (Ageei), all’epoca trasmesso all’Unione europea a maggio del 2021, venivano stanziati 24 milioni di euro. I social influencer erano considerati utili per diffondere messaggi dalla valenza politica e sociale. Bestemmie comprese, forse.

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