I tumori del colon-retto sono la terza neoplasia negli uomini e la seconda nelle donne e si stima che per l’anno 2023 sono stati colpiti 26.800 uomini e 23.700 donne. Il dati del Report “I numeri del cancro in Italia 2022” indicano la sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi pari al 65% negli uomini e 66% nelle donne, la percentuale sale rispettivamente al 77% e al 79% se si considera la probabilità di vivere ulteriori 4 anni dopo aver superato il primo anno dalla diagnosi. Secondo le stime GLOBOCAN 2023, rappresenta il 9,6% di tutti i tumori diagnosticati nel mondo, dopo il cancro al seno (11,6%) e al polmone (11,4%).
Un tumore molto complesso da identificare all’inizio della malattia perché può non dare sintomi o manifestarsi con la presenza di sangue nelle feci o un’alterazione costante della mobilità intestinale. Parliamo con il Professor Ermanno Leo chirurgo oncologo, Medaglia d’oro al merito della Sanità Pubblica, che dalla fine degli anni 80 si è dedicato alla patologia del colon-retto. Rivoluzionario in campo chirurgico poiché il primo medico al mondo a mettere a punto una chirurgia conservativa e curativa per il colon retto. Già Direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Colon-rettale presso l'Istituto dei Tumori di Milano, unica in Italia, grazie alla quale ha raggiunto un’amplissima casistica al mondo nella patologia.
Prof Leo, quali sono i segnali da non sottovalutare? “Fondamentale è raccogliere l’anamnesi del paziente ed indagare sulla situazione familiare, infatti nel 15-20% dei casi si parla di familiarità per tumore colorettale. All’inizio della malattia il paziente può notare delle tracce di sangue nelle feci ed un cambio della mobilità intestinale, ma in molti casi il paziente all’inizio della patologia può non avere disturbi particolari”. L’oncologo evidenzia che è fondamentale fare gli screening come la ricerca del sangue occulto nelle feci, la rettoscopia e la colonscopia.
Parlando di alimentazione ci sono alimenti da evitare? Il Prof Leo sottolinea “certamente usare cibo meno lavorato aiuta ma dire che esiste un cibo canceroso o dannoso per l’intestino mi rifiuto di dirlo, basta pensare che le prime tracce di tumore sono state ritrovate nelle ossa delle mummie egizie 2 milioni di anni fa”. Il chirurgo prosegue: “Io mi occupo della diagnosi e della cura e se qualche ricercatore dice che esiste qualcosa di cancerogeno a questo punto dovrebbe essere tolto dal commercio ed evitare che il prodotto incriminato venga diffuso. Ad oggi non si sa con certezza cosa scatena una patologia tumorale, pensiamo ai tanti bambini ricoverati nei reparti di oncologia pediatrica, ovviamente può sussistere un problema genetico”. Importante oggi, sostiene il Prof Leo, fare prevenzione soprattutto tra i giovani poiché se la malattia viene presa in tempo la possibilità di guarigione è molto alta.




