I nebulosi orizzonti dell’area euro, sono stati riassunti da Mario Draghl nel suo ultimo intervento pubblico, o ci si da una sveglia negli investimenti in tecnologia o si sprofonda. L’ex numero uno della Bce, e del nostro Governo, ha ammonito i governi europei, a non demonizzare la tecnologia che avanza velocemente quanto mai in passato, e da essa e con essa far proliferare una stagione fondamentale per riuscire a risalire la china dello sviluppo, in modo da riposizionare l’Europa nello scacchiere mondiale in un ruolo di prima importanza nel nuovo equilibrio mondiale. Investire sull'intelligenza artificiale è indispensabile, visto il ruolo che essa sta assumendo non solo negli Usa e in Cina, ma anche in India, Giappone, Corea e dintorni e in parte in Brasile. L'AI, associata al computer quantistico sta producendo accelerazioni fondamentali nei servizi, tra questi salute, assistenza e istruzione, così come nel terziario e sempre più nell’industria.
Gli Stati Uniti hanno realizzato dal dopo Covid in poi molteplici decine di grandi modelli fondamentali, la Cina alcune decine e la Ue 5. Per Colmare il paradossale divario esistente con i due campioni mondiali sono necessari investimenti miliardari che si ripagheranno con la crescita che annualmente nell’area euro non dovrebbe mai essere inferiore al 2%. Il profilo demografico della zona Ue, da oltre quattro lustri, impone un attenzione massima ad evitare che il tasso medio di crescita della produttività resti prossimo ai livelli attuali, nel caso avvenisse tra un quarto di secolo l’economia avrebbe, di fatto, la stessa dimensione di oggi. Le considerazioni di Draghi sono sostanzialmente condivisibili, se non fosse che insorgono varie e complesse condizioni per cui il ritardo dell’utilizzo delle tecnologie accumulato non possa essere recuperato, in ragione dell’accelerazione degli altri competitor mondiali, Stati Uniti e Cina, ma non solo.
In aggiunta al rischio tempo e risorse finanziarie disponibili e va aggiunto che l’AI sta dimostrando un’interferenza spiccata con il capitale umano. Negli Usa sono ormai centinaia di migliaia i posti persi nel lavoro intellettuale ed è facile prevedere che questi numeri si ingrosseranno facilmente, questo non significa di certo non accelerare con sostanziosi investimenti in innovazione tecnologica, AI e computer quantistici, ma parimenti serve farlo nella scuola e nei modelli formativi. È soprattutto in Italia che va impostato un cambio di passo sostanziale nei piani dell’istruzione di ogni livello, allestendo e finanziando la scuola in maniera ben più cospicua di quanto si faccia oggi. L’AI è sicuramente, e sempre vicina ad essere insostituibile, ma va governata da un capitale umano formato per poterlo fare. Bene avrebbe fatto Draghi a soffermarsi sul tema formazione e investimenti pubblici e privati, citando come esempio fattibile proprio il Politecnico di Milano unico ateneo italiano presente tra i primi cento mondiali, e all’avanguardia nella formazione perla gestione delle tecnologie. La produttività dell’industria italiana, da me continuamente richiamata, per migliorare e raggiungere i due competitor europei, Germania e Francia, deve basarsi sul tandem istruzione qualificata e tecnologie, l’una non deve fare a meno dell’altra.




