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Olio italiano, ecco come riconoscerlo: così l'etichetta spazza via ogni dubbio

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Attilio Barbieri
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Mentre ci avviamo verso un'altra campagna olearia avara di olive italiane - l'ennesima - nei gruppi a tema dedicati all'alimentazione sui social si moltiplicano i post scandalizzati per le offerte dell'olio extravergine d'oliva. Questa settimana tocca alla promozione in corso alla Grande I: l'extravergine Filippo Berio Classico scontato del 40%. Prezzo intero 5,80 euro al litro; prezzo promozionale 3,48 euro. E come di consueto sui gruppi degli olivicoltori italiani si scatena la solita solfa: «È olio motore», «di extravergine non ha proprio nulla», «a quel prezzo può essere soltanto olio lampante». E via dicendo. Naturalmente il Berio Classico è olio extravergine d'oliva e rispetta tutti i parametri di legge previsti per questa categoria merceologica. 

 

Se è comprensibile la rabbia di olivicoltori e frantoiani di fronte a offerte a prezzi inferiori ai costi di produzione dell'olio italiano vale la pena di tenere presente tre cose che rendono paradossali i commenti che rimbalzano sui social. 1) Con le offerte speciali il produttore oil venditore potrebbero aver rinunciato al loro margine di guadagno. 2) Il prezzo intero dell'olio Berio Classico, 5,80 euro, si giustifica con la sua origine dichiarata in etichetta: Unione europea. Nel corso dell'ultima campagna olearia l'extravergine spagnolo si pagava 2 euro al litro. Vendendolo in offerta a 3,48 euro facilmente si pareggiano i costi di produzione. 3) Non ha senso paragonare all'extravergine 100% italiano un prodotto ottenuto con tutta probabilità da olive provenienti da coltivazioni super intensive spagnole. Questo per quel che riguarda olivicoltori e frantoiani. Ma c'è parecchio da dire anche sui consumatori che si scandalizzano quando scoprono che l'extravergine finito nel loro carrello non è italiano. Nonostante da anni sia obbligatorio indicare l'origine delle olive nel campo visivo principale della confezione, vale a dire l'etichetta anteriore, quasi nessuno vi presta attenzione. 

 

L'unica scusante è la difficoltà di decodificare un'espressione usata spesso sull'etichettatura alimentare: «origine Ue», con tutte le varianti possibili, a cominciare da «prodotto nell'Unione europea». Ma a distanza di anni dall'introduzione dell'origine obbligatoria in etichetta per molte merceologie, i consumatori dovrebbero impegnarsi almeno a leggerle con un minimo di attenzione. Come si vede dalla tabella che ho compilato censendo tutto l'extravergine (ad esclusione di Dopo Igp) in vendita alla «Grande I» di Montebello della Battaglia, vicino a Voghera, una bottiglia su due si dichiara «100% italiana» e tutte indicano chiaramente l'origine. Ci vuole davvero poco a capire da dove arrivi l'olio che si sta per acquistare. 

 

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