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Pesce contaminato chimicamente, cosa arriva in tavola: lo studio-choc

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Com'è davvero il pesce che arriva a tavola? In alcuni esemplari catturati vicino a aree industriali a New York sono stati trovati alti livelli di Pfas, sostanze perfluoroalchiliche, i cosiddetti composti chimici eterni. Si tratta di sostanze spesso accusate di aumentare il rischio di sviluppare un tumore e di alterare gli equilibri endocrini e il sistema immunitario. Non stupisce che ci sia un'alta concentrazione nel pesce, visto che queste sostanze si trovano disperse in acqua, soprattutto dove ci sono scarichi di impianti industriali. 

 

 

 

Stando a una ricerca condotta nella zona di Syracuse - un'area ad alta concentrazione industriale - dal Dipartimento della Salute dello stato di New York, nel sangue di circa 300 persone della comunità sono state trovate elevate concentrazioni di Pfas. Si tratta principalmente di profughi birmani che nell’anno precedente avevano mangiato una media di 135 pasti a base di pesce pescato nel lago Onondaga. Risultati simili sono emersi da uno studio effettuato su un’altra popolazione di rifugiati birmani, residenti vicino a Buffalo, in un’altra zona con laghi inquinati da scarichi industriali. Nel loro organismo i Pfas erano fino a sei volte più elevati rispetto alla popolazione generale. 

 

 

 

Ma non è tutto. Nel 2017 un altro studio, basato sui dati dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, aveva mostrato che chi mangiava più pesce e molluschi aveva nell’organismo più Pfas rispetto a chi ne consumava di meno. Basti pensare che i Pfas sono già stati rilevati in prodotti ittici di largo consumo come il tonno in scatola, i bastoncini di pesce, il merluzzo e i gamberi. Le concentrazioni, però, non sarebbero così elevate da scatenare l'allarme.

 

 

 

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