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Banana, l'ambivalenza di una superpotenza

Il frutto ha grandi pregi e sconta radicati pregiudizi. Ma il bilancio, al netto della radioattività, volge indiscutibilmente al positivo: qualche riflessione
di Andrea Tempestinivenerdì 28 novembre 2025
Banana, l'ambivalenza di una superpotenza

2' di lettura

L’ambivalenza della banana la si può introdurre con un farneticante paradosso: è il frutto proibito di Kim Jong-un, il pingue dittatore col tarlo nucleare. Già, perché la banana in virtù dell’abbondanza di potassio - l’isotopo potassio-40 - è infinitesimamente radioattiva. Per intendersi - spiega Bbc Nature -, in media una banana sprigiona una carica radioattiva pari a 0,1 microsievert; 800 ne sprigionano 80, come un aereo intercontinentale; un Tir a pieno carico, 27mila banane e 2.700 microsievert, può far scattare un falso allarme tra i rivelatori di radiazioni dispiegati per scovare armi nucleari; una nave cargo che trasporta 50 milioni di banane raggiunge la carica radioattiva letale per l’uomo. Il pingue Kim faccia i suoi calcoli.

Al netto delle fesserie (il nostro corpo è 280 volte più radioattivo della banana, dunque niente paura), torniamo all’ambivalenza, lo yin e yang del frutto: grandi virtù e aspri pregiudizi. Tra i primi la semplicità di fruizione: metodo classico (spezzare lo stelo e staccare la buccia a strisce) e metodo “alla scimmia” (pizzicare il fondo del frutto, sfruttare la fessura che ne deriva per liberarlo dalla buccia). Poi il gusto dolce e morbido, la consistenza compatta ma cremosa; l’alto contenuto di fibre e amido agevolano la digestione e saziano; potassio e magnesio pettinano il cuore; è assai energetica e ipotensiva (si pensi ai tennisti che la inghiottono in campo per scongiurare i crampi e abbassare la pressione, il primo fu Michael Chang); vitamina C; vitamina B6, ossia serotonina, ossia buonumore.

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Dunque i vasti pregiudizi (di veri vulnus, al netto dei tarli della modernità, se ne scorgono pochi): i 15 grammi medi di zuccheri naturali, per la vulgata eccessivi; le 110 calorie (è un problema?); le fibre - dicunt – possono determinare gonfiori e flatulenze («ed elli avea del cul fatto trombetta» fu sì grande scandalo ma resta il verso più celebre del Sommo Poeta). Non per caso si dice «scivolare su una buccia di banana». Ma l’adagio è emblema del pregiudizio: avete mai conosciuto uno che davvero è scivolato sulla buccia?

Per quel che mi riguarda l’ambivalenza bananifera tende senza indugi al positivo: ne mangio in quantità, possibilmente verdi, immature e filamentose. “Banana Republic”, Dalla-De Gregori, è un album che si lascia ascoltare e un tour che è tra gli irreparabili rimpianti (le vere banana republic - ecco lo yin e yang - furono dittature corrotte, violente e bananocentriche). Andy Wharol disegnò una banana sulla copertina di un altro album che, forse, è il più bello di tutti. Un album, guarda caso, dilaniante e dalla storia travagliata. Più che “ambivalenza”, la “potenza” della banana.

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