Le donne sono più suscettibili ai fattori di rischio e ai sintomi delle malattie respiratorie ma il sesso “forte” deve far i conti con le forme più gravi. La donna, infatti, è colpita meno frequentemente dalla BPCO, almeno qui in Italia, ed ha una minore compromissione funzionale respiratoria indipendentemente dall’età. Inoltre, se malata, ha una maggiore percezione dei sintomi e attenzione alla sua salute e quindi ricorre più precocemente al medico. L’uomo, al contrario, ‘resistendo’ meglio o forse anche sottovalutando i primi sintomi, si presenta dallo specialista in fase più tardiva, quando l’ostruzione delle vie aeree è di grado più severo. I risultati di una ricerca italiana ‘ad hoc’ verranno presentati nel corso del XV Congresso nazionale SIMER- FIP (Società italiana di medicina respiratoria, Genova, 1-3 ottobre 2014) e confermano che prevalenza ed espressione delle malattie respiratorie si differenziano significativamente nei due generi. La necessità di studi mirati nasce dal fatto che le patologie nelle donne sono state trascurate. Studi scientifici e clinici che sperimentano farmaci a volte le escludono quando sono in età fertile, mentre le ricerche epidemiologiche spesso non analizzano separatamente i due sessi. «Esaminando circa 400 pazienti sintomatici, arrivati da noi senza una diagnosi, abbiamo notato che gli uomini presentano maggior prevalenza di BPCO con o senza sovrapposizione di asma, mentre le donne vengono più colpite da patologie di tipo irritativo delle vie aeree, come l’asma, o da sintomi, come la tosse cronica associata a rinosinusite - spiega la prof.ssa Caterina Bucca, S.C. Pneumologia, Dipartimento di Scienze Mediche dell’Ospedale S. Giovanni Battista di Torino - Tra i pazienti con BPCO con o senza asma, il genere femminile ha una minore compromissione funzionale respiratoria, indipendentemente dall’età». I risultati della ricerca. Dalla valutazione clinica dei soggetti arruolati è emersa infatti una popolazione nella quale circa il 31% dei pazienti aveva asma (18% degli uomini vs 38% delle donne), il 25% BPCO (43% vs 14,5%), circa il 11% entrambe (17,5% vs 7%), il 17,6% tosse cronica associata a rinosinusite (6% vs 24%), l’8% patologie restrittive polmonari (6% vs 9%) e altrettanti malattie cardiovascolari (9% vs 7%). Nonostante una maggiore prevalenza di una malattia grave come la BPCO e di una più severa ostruzione delle vie aeree siano prerogative, attualmente, del genere maschile, è il corpo femminile a essere quello più svantaggiato in partenza. «Le donne - prosegue la dott.ssa Michela Bellocchia, specializzanda dell’Università degli studi di Torino, coautrice dello studio - hanno infatti una maggiore percezione dei propri sintomi e una suscettibilità più elevata al fumo di sigaretta, a causa di numerosi fattori, tra cui la minore capacità di difesa dal danno ossidativo e di riparazione delle cellule danneggiate. Gli estrogeni influenzano anche la costituzione del muco, favorendo la prevalenza di un costituente che lo rende più vischioso. Questo fa sì che, nelle fumatrici, la malattia si sviluppi in età più giovanile e che sia sufficiente una minore esposizione al fumo per metterne in pericolo la salute». A difendere le donne ci sono “campanelli di allarme” fisiologici, che suonano prima e con più forza rispetto a quanto avviene nell’altro sesso, grazie a una più precoce e intensa percezione dei sintomi, oltre a una maggiore cura di sé. «Lo studio dimostra come nel genere femminile vi sia una maggior prevalenza di patologie meno gravi come rinosinusite, asma bronchiale e tosse cronica», continua la prof.ssa Bucca. Recentemente è stato ipotizzato che le donne adulte asmatiche possano effettivamente percepire l’ostruzione al flusso aereo diversamente rispetto agli uomini, avendo più di frequente sensazioni di dispnea e ansia, e che questo causi una qualità inferiore di vita e un maggiore disagio in risposta ai sintomi. «Le pazienti hanno inoltre un rischio maggiore, rispetto ai malati dell’altro sesso, di subire un ricovero, non solo per la già più bassa soglia dei sintomi, ma anche per una tendenza superiore nel ricercare le cure mediche. Questo fatto, apparentemente negativo, però permette una presa in carico dei servizi sanitari più precoce, e di conseguenza una migliore gestione della malattia rispetto agli uomini», sottolinea il prof. Carlo Mereu, presidente Simer e del Congresso di Genova. «La letteratura evidenzia infine anche una correlazione tra le patologie respiratorie e il ciclo riproduttivo femminile - conclude la dott.ssa Bellocchia - È stato infatti ipotizzato che gli ormoni sessuali femminili influenzino lo sviluppo della patologia asmatica e la sua gravità: le riacutizzazioni dell’asma potrebbero essere correlate con il ciclo mestruale». Queste ipotesi necessitano verifiche su ampie popolazioni. Il ruolo propositivo delle società scientifiche nello sviluppo e nella progettualità presente e futura della pneumologia in Italia e in Europa sarà il filo conduttore di tutto il Congresso Simer-FIP di Genova, che culminerà con una tavola rotonda, nel corso della quale si parlerà anche dei giovani specialisti. «Vogliamo dare particolare visibilità alla pneumologia del domani –conclude Mereu - invitando i giovani ricercatori a presentare i risultati dei loro lavori anche con la selezione della migliore comunicazione orale. Nella tre giorni di lavoro a Genova affronteremo, con diversi specialisti internazionali, anche le novità sulla gestione di Asma e BPCO, le nuove terapie, le interazioni cuore-polmone e con le malattie reumatiche, grazie alla collaborazione con la Società italiana di reumatologia (SIR), l’impatto dell’inquinamento sulle malattie respiratorie e la qualità di vita, e poi le scoperte sulla tubercolosi, le polmoniti, il fumo di sigaretta e tantissimi altri argomenti». (A. CAP.)
