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Coronavirus, la vitamina D tra le possibili terapie contro la sindrome da Covid-19

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Sulla pandemia in Italia di Covid-19 c'è la testimonianza al Giornale di Giovanni Passeri, professore associato di Medicina Interna al Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell'Università di Parma. Tra le terapie da adottare, in attesa del vaccino si è iniziato a valutare l'utilità anche della vitamina D. Passeri è uno degli scienziati italiani che hanno sottolineato i possibili benefici di questo pro-ormone in un'ottica di gestione globale del paziente. "La vitamina D ha effetti benefici anche al di là delle patologie muscolo-scheletriche. In particolare, da molti anni sono state messe in luce correlazioni con il funzionamento del sistema immunitario. In ospedale abbiamo provato a inserire il dosaggio di vitamina D negli esami del sangue dei pazienti ricoverati per Covid-19, con un'attenzione particolare a quelli che tipicamente avevano valori bassi di questa sostanza: obesi, diabetici, anziani con scompenso cardiaco. La maggior parte dei pazienti più gravi aveva livelli eccessivamente bassi di vitamina D. Un'osservazione analoga è stata fatta anche da colleghi di altri ospedali con i quali siamo in contatto". 

 

 

La vitamina D è un ormone che viene prodotto da molti organismi sia vegetali sia animali, compreso l'uomo, a partire dai raggi ultravioletti che attivano, a livello della cute. In Italia il suo uso per la supplementazione in soggetti carenti è consentito. Per la rimborsabilità dei derivati della vitamina D ovvero del Colecalciferolo e del Calcifediolo a carico del SSN, ci si deve comunque riferire alla nota AIFA 96 in vigore da fine ottobre 2019 che permette la loro rimborsabilità in alcune condizioni patologiche.

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