Nave-rigassificatore nel Santuario dei Cetacei, Greenpeace vuole garanzie
Da chiarire aspetti ambientalie sulla sicurezza
Livorno, 8 ago. - (Adnkronos) - Un rigassificatore, quindi un impianto industriale a rischio ai sensi della direttiva Seveso, nelle acque del Santuario dei Cetacei, a 12 miglia dalla costa tra Livorno e Pisa per il quale gli ambientalisti chiedono garanzie e chiarimenti. E' la nave Fsru Toscana (rigassificatore offshore Olt), "il primo caso al mondo a noi noto di una nave-rigassificatore, cioè che trasporta e rigassifica direttamente in mare, mentre normalmente i rigassificatori in tutto il mondo si costruiscono nei porti", dichiara all'Adnkronos Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace. Questo "perché il gas compresso viene trasportato da navi, dette 'gasiere', riconoscibili dalla scritta Lng (che sta per Liquid natural gas); questa nave arriva in porto e si attacca a un terminale attraverso il quale scarica il gas liquefatto, che ha la consistenza di una granita, che arriva così al rigassificatore dove il prodotto viene riscaldato", spiega Giannì. In questo caso, invece, tutto avverrebbe in mare, cioè nell'area marina protetta del Santuario, con una nave gasiera che si accosta alla nave che fa stoccaggio passandole il gas liquefatto attraverso dei bracci di carico (procedimento tecnicamente chiamato allibo). Un procedimento che apre diverse questioni, dalla tutela ambientale alla sicurezza fino a un documento, il parere del Gruppo di lavoro 'merci pericolose', che "dal 2011 abbiamo più volte chiesto di visionare ma che non c'è mai stato concesso", sottolinea Giannì. L'allibo, l'operazione di trasferimento di gas tra due navi, sarebbe stata permessa in concomitanza con l'autorizzazione del rigassificatore Olt e vietata fino al giorno prima. L'autorizzazione, fa sapere Greenpeace, è avvenuta anche sulla base del parere del Gruppo di lavoro 'merci pericolose', parere che gli ambientalisti chiedono di vedere per avere rassicurazioni sulla sicurezza. "In caso di rottura di questo braccio meccanico che trasferisce il materiale da una nave all'altra, si sverserebbe in mare un gas che assorbe rapidamente calore dall'acqua, espandendosi rapidamente e gassificando. In poche parole, causando un'esplosione - aggiunge il responsabile Campagne di Greenpeace - Nel decreto con cui si autorizza questa attività si afferma anche che il braccio deve essere certificato, noi vorremmo sapere quale ente certificatore se ne è occupato e chi lo ha collaudato". Nelle conclusioni dell'istruttoria del rapporto definitivo di sicurezza sul terminal Olt del Comitato Tecnico Regionale (dicembre 2012) si prescrive che "nella prossima edizione del rapporto di sicurezza il Gestore dovrà fornire informazioni sulle modalità di allibo in condizioni adottate in altre installazioni in esercizio, al fine di minimizzare la possibilità di incidenti con distacco dei bracci di carico e conseguente rilascio nel volume compreso tra Fsru e carrier". In pratica, "si chiede di raccogliere informazioni su impianti simili che, purtroppo, non esistono in tutto il mondo", specifica Giannì. C'è poi la questione degli scarichi di cloro. "Nel decreto di valutazione dell'impatto ambientale del rigassificatore non si fa cenno alla possibilità che ogni anno l'impianto sversi in mare decine di tonnellate di ipoclorito di sodio", aggiunge. Interpellata in tal senso, nel novembre 2007, la Capitaneria di Porto di Livorno ha risposto che lo scarico a mare di ipoclorito di sodio "può essere del tutto evitato semplicemente adottando un ciclo di lavaggio a circuito chiuso" e che "sarà cura di questa Autorità inserire una esplicita previsione nell'atto di concessione che regolamenti in tal senso, la materia de qua". Greenpeace ha inviato alla Capitaneria di Porto di Livrono una "Richiesta di chiarimenti in merito ad alcuni aspetti dell'attività della nave Fsru Toscana (rigassificatore offshore OLT)", per chiarire due aspetti critici della sicurezza ambientale del rigassificatore offshore di Pisa/Livorno che potrebbe iniziare a operare tra poche settimane, offrendo la propria piena collaborazione.