Roma, 26 nov. (Adnkronos Salute) - Con l'inverno peggiora l'aria delle grandi città italiane. Se i Comuni ricorrono al blocco del traffico scatta l'allarme smog, sul volto di motociclisti, ciclisti e sempre più anche tra i pedoni o chi lavora su strada, spuntano le mascherine antismog, tecnicamente facciali protettivi. Uno strumento di difesa dalle polveri sottili (Pm10 e Pm2,5) che si sta sempre più diffondendo soprattutto tra i centauri, con un vero boom negli ultimissimi anni. Come dimostrano i dati raccolti per l'Adnkronos Salute da alcune delle aziende leader in Italia (Draeger, Icea, Overside e Tucano). "Nel solo 2013 c'è stato un aumento delle vendite online per le mascherine antismog del 25% rispetto allo scorso anno", riferisce Icea. Anche Tucano conferma la crescita degli acquisti "soprattutto nelle grandi città ad alto tasso di inquinamento legato al traffico: Milano, Roma e Napoli, a seguire Torino". Per Overside, "l'andamento delle vendite delle mascherine è costante e in leggero aumento rispetto a tre anni fa, con un +7%". Fuori dal coro Draeger Safety Italia Spa: secondo il direttore vendite Giampiero Moroni, "dai dati in nostro possesso risulta che il volume di pezzi venduti nel 2011-2013 è abbastanza stabile, ma non abbiamo da segnalare trend di modifica dei volumi immessi sul mercato". Ad alimentare le vendite è "l'aumentata consapevolezza dei motociclisti sui pericoli per la salute dovuti allo smog", spiegano da Overside. "La richiesta oggi è prevalentemente per una mascherina morbida, confortevole e con filtri realmente funzionanti - sottolinea Tucano - quest’anno, soprattutto dall’estero, si registra una rinnovata richiesta verso un prodotto più tecnico, su cui stiamo lavorando". Anche per Icea "c'è una maggior sensibilità da parte dei motociclisti e dei ciclisti nei confronti dei rischi delle polveri sottili, soprattutto quando scattano i blocchi del traffico e - osservano da Icea - aumentano i messaggi allarmanti dei media". Oltre a proteggersi dallo smog, i centauri strizzano l'occhio alla moda: "vogliono una mascherina di design, del colore giusto e che sia confortevole sotto il casco integrale". I nemici del respiro per chi usa le due ruote in città sono le polveri sottili (Pm10 e Pm2,5), formate da sostanze tossiche e cancerogene, che si accumulano nei polmoni causando crisi allergiche, infiammazioni, asma e bronchiti. Non tutte le mascherine sono uguali e proteggono allo stesso modo. Ci sono quelle con o senza carboni attivi (trattengono le particelle, anche quelle con dimensioni inferiori ai 10 micron), con o senza valvola (aiuta la fase di espirazione evitando l’appannamento delle lenti se si portano gli occhiali). Ciò che conta - raccomandano le stesse aziende - è che i modelli siano marchiati En149. E' questa la norma Ue che li suddivide in base all’efficienza filtrante minima che devono garantire, in 3 categorie: FFP1 (efficienza filtrante minima garantita del 78%); FFP2 (92%); FFP3 (98%). E' importante, inoltre, non usare in maniera prolungata i facciali protettivi: chi le utilizza ogni giorno nel traffico, non dovrebbe superare le due settimane. Il dato dell'aumento delle vendite contrasta però con il punto di vista di chi rappresenta le due ruote, a motore e a pedali. Secondo la Fiab, Federazione italiana amici della bicicletta onlus, che conta oltre 20 mila iscritti in tutta Italia, la mascherina antismog "non è uno strumento diffuso tra i ciclisti, che preferiscono non usarla. Contro lo smog e i gravi danni che provoca sono necessarie politiche che limitino il traffico e facilitino le due ruote", sottolinea Giulietta Pagliaccio, presidente Fiab. "I motociclisti che indossano la mascherina antismog sono una percentuale minima, assolutamente non rilevabile in città come Roma e Milano - osserva la Federazione motociclistica italiana (Fim) - Sappiamo che il centauro in città è esposto all'inquinamento in maniera evidentemente maggiore rispetto alle auto, non essendo infatti protetto dalla carrozzeria, e patisce i gas di scarico nel momento in cui rimane intrappolato nel traffico. Per questo utilizza la pratica del 'filtering' - conclude la Fim - vietata dal codice della strada italiano, permessa in altri paesi europei, che consente ai motociclisti di muoversi tra le auto a velocità ridotta, per evitare di rimanere fermi e respirare i veleni".