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La patata non basta, Roma fischia il film della Ferrari

Presentato ai critici del Roma Film Festival, E la chiamano estate è stato accolto da fischi, proteste e risate. Malgrado il primo piano della vagina di Isabella

Roberto Procaccini
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  Non sono bastati nudi, scene di sesso abbastanza esplicite (anche una fellatio) e Isabella Ferrari interprete di una donna dai mille bollori. E la chiamano estate, il terzo film italiano in concorso al Festival di Roma, è stato accolto a fischi, risate e proteste dai giornalisti presenti alla presentazione. La pellicola, diretta da Paolo Franchi, racconta le vicende di una coppia di quarantenni molto innamorata l'una (la Ferrari) dell'altro (Jean-Marc Barr), ma la cui vita sessuale non funziona a causa dell'impotenza del maschietto. L'opera pretende di investigare la psicologia di un uomo che, per problemi personali, non riesce a possedere la partner, ma che, pur di portare il sesso nella propria vita di coppia, conduce l'amata nei torbidi ambienti dello scambismo e della prostituzione. La ciucia di Isabella - Il egista ha puntato in alto da un punto di vista artistico, dunque, ma cercando anche di mantenere saldi appigli nel pop, come testimoniano le partecipazioni di Luca Argentero, Eva Riccobono e, soprattutto, l'assegnazione del ruolo di protagonista femminile alla Ferrari. Donna che è entrata nell'immaginario erotico di almeno tre generazioni di italiani (dalla vittoria di Miss Teenager nel '79, alla copertina di Play Boy nell'85, al più recente spot di biancheria intima), alla quale un ruolo del genere casca a pennello. La Ferrari non si è tirata indietro e, dicono le anticipazioni, nel film offre un primo piano della propria vagina. I critici non hanno apprezzato. Ora Isabella, perché il proprio sacrificio non sia vano, deve augurarsi che almeno il pubblico gradisca.  

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