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Otto donne per Studio Aperto: la carica delle anchorwoman

Un direttore, Giovanni Toti, e uno staff quasi del tutto femminile: Carrera, Balletto, Triani & Co, chi preferite?

Giulio Bucchi
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di Alessandra Menzani Arriviamo in piena riunione di redazione, intorno alle 15. Dura circa un quarto d'ora, una clessidra detta il tempo. Giovanni Toti, il direttore, Anna Broggiato, vice, e le sue giornaliste sono alle prese da una parte con “le tabelline” del minutaggio della presenza dei candidati premier nel tg («Se mettiamo Monti che parla in inglese vale lo stesso?», scherza Toti) e dall'altra con il nuovo, inevitabile video recapitato da Fabrizio Corona o  chi per lui. Ci sono Toti, la Broggiato, e un team di giornaliste.  Studio Aperto è l'unico telegiornale in Italia dove le conduttrici sono tutte donne. Giovani, sveglie, lavorano al tg di Italia 1, o a Mediaset, da tanti anni. Giovanni Toti, direttore di Studio Aperto e del Tg4, per le anchorwoman è praticamente un fratellone  visto che lavora  Mediaset dal 1996, ha fatto una lunga gavetta proprio a Studio Aperto e della maggioranza delle giornaliste è stato un collega. «Quando sono arrivato alla direzione c'era qualche conduttore maschio, pochi, poi sono approdati ad altri incarichi Mediaset. Oggi dunque ci sono solo volti femminili alla conduzione. Le donne? Sul lavoro sono più puntigliose, pignole, precise degli uomini». Sono Irene Tarantelli, Alessandra Balletto, Elisa Triani (attualmente in maternità), Stefania Cavallaro, Silvia Carrera, Sabrina Pieragostini, Laura Piva e Patrizia Caregnato.  Le donne fanno più ascolti? «Non penso che il conduttore incida sugli ascolti», risponde Toti, «ma sono convinto che l'uomo guardi la donna, la donna la donna ma l'uomo non guardi l'uomo». Un difetto delle donne? «Forse che si fanno prendere più dall'ansia, è l'altra faccia delle qualità sopra elencate».   Irene Tarantelli, fiorentina, a Mediaset dal '97, scherza: «Siamo come in una di quelle famiglie matriarcali. Gli uomini si sentono intimoriti, forse».  Silvia Carrera, bresciana, a Studio Aperto da 7 anni, non ci pensa mai al fatto che siano tutte donne: «Andiamo tutte d'accordo, non è vero che le donne non riescono a lavorare in team». «Siamo cresciute quasi tutte insieme. Con Stefania e Patrizia abbiamo mosso i primi passi», racconta Laura Piva,  dal 2000 nel tg di Italia 1 dopo 11 anni nella tv locale di Vigevano. «Sappiamo chi siamo, abbiamo fatto tutti i passaggi, nessuna è arriva dal nulla». «Più che colleghe siamo amiche, e quasi tutte mamme, la maggior parte di noi è stata  assunta insieme da Mario Giordano (ex direttore del tg, ndr)», racconta Stefania Cavallaro, in redazione dal 2001, «facciamo  “corporazione”. Litighiamo, sì, ma poi quando c'è bisogno di aiuto siamo solidali. Non si guardano i gradi, le rivalità» Le giornaliste tv sono tantissime, a Mediaset come in Rai. Il vicedirettore di Studio Aperto (e del Tg4), Anna Broggiato, è donna, ma al comando, ci sono quasi sempre uomini. Il recente dibattito sulle Donne in tv di Maria Latella si chiedeva: il potere vero è ancora maschile? «È la struttura sociale  che risente degli influssi del passato», spiega Toti, «ma Mediaset  valorizza molto le donne. Ci sono tanti vicedirettori. Che saranno  i direttori del futuro». «Su questo ho qualche dubbio», ribatte, ironica, Anna Broggiato. Che prosegue: «La donna ha qualità che deve tenersi care. La pazienza. L'adattabilità. Il senso del dovere». «Forse non sono ai vertici perché comandano da meno tempo», spiega Sabrina Pieragostini, di Sassari, a Studio Aperto dal 1995. «O forse perché consapevolmente le donne rinunciano a qualcosa», aggiunge la Carrera. Tanto lavoro, tante dirette. Ma i maschi, qui a Studio Aperto, vi mancano? «Ah, se potessimo fare i casting noi», dice la Pieragostini, «possiamo sempre chiacchierare coi vicini, i colleghi di News Mediaset».  «E comunque ce l'abbiamo una vita fuori di qui!», dicono in coro.

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