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Enrico Ruggeri le canta a Gianni Morandi: "Sugli immigrati dovevi tacere"

Giovanni Ruggiero
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Se Enrico Ruggeri ha un grande merito è certamente quello di avere fatto della «diversità» la sua bandiera. Sin dai tempi in cui si nascondeva dietro occhialoni dalla montatura bianca e cantava Salviamo Milano, nei primi anni 80. Anche nei momenti di enorme successo commerciale - quando metteva in bocca a celebri cantanti donne parole sull'universo femminile che loro non avrebbero mai saputo scrivere - nel suo petto ha continuato a battere il cuore punk delle origini, quello che gli faceva cantare: «Sono stato punk prima di te/ sono stato più cattivo/ io suonavo l'heavy metal quando tu/ eri chiuso nell'asilo». Ed è decisamente un brano punk (diretto, veloce e grezzo) Hai ragione!, contenuto nell'ultimo album Pezzi di vita. È per via di pezzi così che Enrico da qualche tempo viene un po' tenuto in ombra: non lo vediamo più come un tempo in tv, ne leggiamo meno su giornali... Quel brano è una scanzonata ode al politicamente scorretto, uno sbertucciamento del pensiero dominante che i predicatori alla Fedez si sognano. Il ritornello recita: «Parole facili/ opinoni sane/ generosissimi/ buoni come il pane». Il bersaglio, chiaro, è il buonismo imperante. Compreso quello sugli immigrati. C'è un verso in particolare che dice: «Mi sembra riprovevole tenere gli immigrati sul barcone» (e il coro di rimando: «Hai ragione!»). Il senso lo ha spiegato lo stesso Ruggeri in una bella intervista rilasciata al quotidiano online Il Primato Nazionale (www.ilprimatonazionale.it). «Hai ragione! è sicuramente una canzone particolare che non tutti hanno compreso», ha detto. «Qualcuno c'è cascato o dicendo che il testo sia scontato (...) oppure dicendo che sia bellissimo, che è “giusto non lasciare gli immigrati sul barcone”. Ovviamente, non cogliendone l'ironia e quindi rientrando nell'oggetto polemico della canzone: il pensiero preconfezionato». Dunque la posizione di Ruggeri non è esattamente favorevole all'accoglienza indiscriminata, anzi. E qui, di nuovo, si nota la sua «diversità». Che lo fa risplendere tra le banalità, tipo quelle proferite ad Amici da Emma, la quale ha costretto un concorrente della sua squadra a cantare un pezzo strappalacrime sui viaggi della speranza. Ruggeri svetta anche sulle castronerie - certo più ingenue - sciorinate da Gianni Morandi. Quest'ultimo, alla fine di aprile, dopo l'ennesima ecatombe nel Mediterraneo, era entrato nel dibattito sull'immigrazione con un post su Facebook in cui paragonava chi oggi parte dalle coste nordafricane agli italiani «partiti dalla loro Patria verso l'America, la Germania, l'Australia, il Canada... con la speranza di trovare lavoro, un futuro migliore per i propri figli, visto che nel loro Paese non riuscivano ad ottenerlo, con le umiliazioni, le angherie, i soprusi e le violenze, che hanno dovuto sopportare!». Ed ecco che Ruggeri, ancora una volta, non teme di dire la sua, pure se riguarda il suo vecchio amico Gianni. Al Primato Nazionale, con molto rispetto ma anche con una certe decisione, ha detto: «Gianni si è addentrato in un terreno complicato, da uomo semplice e buono qual è. Ha seguito il filone ma senza l'adeguata preparazione culturale. Avventurarsi nel paragone fra l'immigrazione di oggi e l'emigrazione italiana in Argentina o negli Stati Uniti è un artifizio molto scenico, molto buonista, ma che culturalmente si muove su un terreno friabile. Sicuramente si aspettava un “hai ragione!”... Invece è un nervo scoperto, soprattutto per le persone più in difficoltà. E in effetti gli è arrivata addosso anche una bella secchiata di becerismo». Ruggeri, invece, pare avere un retroterra culturale tutt'altro che friabile. Probabilmente sa che, sui barconi dei clandestini, davvero «uno su mille ce la fa», e che spalancare le porte serve solo a provocare altre vittime. Ecco perché è netto nei confronti di Morandi: «In questi casi credo sia meglio tacere, non bisogna dare per forza un parere su tutto. Non per non prendere posizione, ma quando ne prendi una devi essere inattaccabile. Devi sapere quello che dici». Ci vuole classe, per uscirsene con parole così. Ruggeri mostra affetto per Morandi, ma a quanto pare è convinto che, in materia d'immigrazione, l'Italia non possa «dare di più», come recitava la canzone che presentò a Sanremo assieme allo stesso Morandi e a Tozzi. Ruggeri non si schiera frontalmente, l'etichetta di «uomo di destra» gliel'hanno già appiccicata troppe volte e forse gli sta stretta. Si limita a ribadire la sua diversità, la sua avversione al politically correct: la stessa di quando era un giovane punk. di Francesco Borgonovo

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