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Sanremo 2019, Franco Bechis rivela: "Ecco chi ha deciso che doveva vincere Mahmood"

Gino Coala
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C'è un filo rosso che collega lo scandalo scoppiato al Festival di Sanremo sul ribaltone del televoto e la nomina del vicedirettore della Banca d'Italia sulla quale sta battagliando il governo Lega-M5s. Come spiega Franco Bechis sul Tempo, quel che accomuna le due cose, solo in apparenza distanti tra loro, è "l'uso strumentale delle regole, che sono bandiere sventolate con grandissima ipocrisia". Il ritornello che si è costretti a sentire recita sempre che le regole diventano superflue che a piegarle a proprio favore sono "le élite benpensanti depositarie del senso del bene e del male". Leggi anche: Sanremo 2019, Facci su Soldi di Mahmood: "Per quale luogo sarebbe perfetta" A Sanremo è stato permesso al pubblico di votare, pagando. Poi però sono state messe in piedi "due giurie di ottimati - aggiunge Bechis - gente che dal primo giorno ha pensato che la vittoria di quel cantante nato in Italia da immigrati potesse essere uno schiaffo straordinario a Matteo Salvini e ai suoi slogan". I vari Beppe Severgnini, Ferzan Ozpetek e Serena Dandini non hanno fatto segreto del loro pensiero sulla vittoria del buon Mamhood, discettando di "Italia nuova" e altre belle frasette da salotto buono di sinistra. Le polemiche sul meccanismo di voto erano inevitabili, secondo Bechis, perché il ribaltone tra il voto del pubblico e quello delle giurie di esperti e giornalisti è stato di oltre il 30%. Far votare la gente da casa quindi è stato inutile, se non dannoso tanto per le tasche degli italiani, quanto per l'immagine devastata della Rai dopo questo Sanremo. Il giorno dopo le polemiche su Sanremo c'è chi invoca il rispetto delle regole, ben note prima dell'inizio del Festival, piegate a proprio piacimento. E la beffa arriva sul dibattito per il rinnovo del vicedirettore della Banca d'Italia, dove i "puzzoni" diventano Luigi Di Maio e Matteo Salvini, accusati dalle solite élite di voler andare contro le regole, appunto, perché si oppongono a lasciare al suo posto un pezzo dei vertici di Bankitalia che fino a ieri, accusano i due vicepremier, si sono fatti passare sotto il naso i più grandi crac bancari degli ultimi anni in Italia. La manfrina è sempre la stessa da anni, le regole si rispettano finché non danno fastidio a certi soliti noti, pronti a diventare dissidenti civili, mentre gli altri sono criminali.

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