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DiMartedì, Gene Gnocchi "tradisce" Floris con Radio Molla: "La satira va ripensata"

Maria Pezzi
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Gene Gnocchi torna alle origini. Il comico di Fidenza, protagonista della satira politica su La7 a DiMartedì di Giovanni Floris, nella nuova trasmissione Radio Molla ritorna alla comicità pura. E lo fa insieme a una donna speciale: sua figlia Silvia, 33 anni. A parte una parentesi lo scorso aprile, quando aveva riportato su La7 il leggendario Ermes Rubagotti, era tanto tempo che Gnocchi non tornava ad indossare una "maschera". A Radio Molla, format che ha debuttato lo scorso 18 maggio su Zelig Tv, canale al 63 del dtt, e che ha scritto con Luca Fois e Simone Bedetti, indossa i panni di John Legend, un deejay con la parrucca bionda che conduce un programma con la figlia Lionella. Lanciano quiz come «trova la differenza tra due canzoni di Ligabue» e scherzano sul reddito di cittadinanza. Trenta minuti di spassosa leggerezza. L' idea è tua? O di tua figlia? «È un' idea mia. Da anni io e lei ascoltiamo musica rock indipendente e abbiamo pensato di farne una trasmissione. Mi piaceva questo confronto generazionale. Radio Molla altro non è che una parodia della vecchia Mtv». Silvia fa l' attrice? «No, è consulente del lavoro, è contenta e guadagna bene. È molto spiritosa, ma non ha alcuna velleità artistica. A Radio Molla è anche una navigator di Di Maio: è sempre impegnata in conference call con le persone che deve piazzare». E tu che padre sei? «Un padre "calabraghe". Arrendevole. Mi possono fare di tutto. Ho cinque figli». Radio Molla ricorda un po' Mai dire gol. Nostalgia? «Sì, era un' altra televisione, una tv che si scriveva. Allora si rischiava, si facevano cose nuove. Oggi non è più possibile, ci sono solo format. Altro mondo. Adesso la comicità fa più fatica». Se Simona Ventura, di nuovo su Raidue, tornasse a Quelli che il calcio e ti chiamasse, andresti? «Con lei sì. Con Simona mi sono trovato molto bene, avevo libertà assoluta. Non ci penserei due volte». A DiMartedì ricordiamo la celebre polemica su Claretta Petacci. «Quell' episodio è stato un immenso fraintendimento, lo ribadisco. Mai mi sarei sognato di denigrare una persona morta, non è nel mio costume. Le mie parole sono state travisate. Me ne dispiaccio». Con Floris rimarrai anche il prossimo anno? «Ho firmato per quest' anno e per il prossimo, poi dipende cosa vogliono fare. Mi trovo benissimo, ho una bella visibilità e ho sempre fatto quello che volevo». Ma... «Bisogna ripensare questo tipo di comicità nella politica». A cosa ti riferisci? «Alla copertina satirica, sta un po' tirando la corda. Il linea generale il francobollo comico, il classico "Facce ride", ha fatto il suo tempo, bisogna pensare formule diverse». Per esempio buttarsi nell' arena con i politici? «Sì, andare in studio, sparigliare le carte. Fare al politico domande impertinenti. Tutto dipende se hai davanti una persona intelligente, che accetta il confronto. Se vai in una trasmissione e non hai "paura" di quello che può succedere c' è qualcosa di sbagliato. Ti devi mettere il gioco». E a Di Maio e Salvini, se li avessi davanti, che domanda faresti? «Quando tornate a fare i lavori che facevate prima?». Che secondo Silvio Berlusconi... «Sono il nulla». Chi sono i più permalosi? «I grillini, sicuramente. Lo vedi dagli insulti che mi arrivano ogni giorno. Vengono in studio i vari Toninelli, Castelli, Lecci, fanno i simpatici, ridono alle battute. Poi sui social i loro follower ti insultano». Tu sei social? «No, ho solo Twitter dove metto le mie battute comiche per la Gazzetta. Facebook e Instagram non li frequento». La satira è morta? «No, ma fa fatica. Non è facile essere davvero incisivi e cogliere il nervo scoperto. Quando vengono in studio credo che siano quasi obbligati a ridere, perché risulti simpatico se di mostri autoironico, poi magari in privato rosicano». Parliamo di argomenti seri: Pamela Prati e Mark Caltagirone, il suo finto marito che pare non esista. Che idea ti sei fatto? «Sono affascinato, sono dei geni. Creare una macchina del genere sul niente... Vorrei essere stato io ad inventarla, sono tre mesi che non si parla d' altro. Con Pamela ho lavorato ai tempi di Scherzi a parte, non posso credere che abbia architettato tutto. È così?». È un giallo. «Comunque visto che me lo chiedi, ti do uno scoop». Dicci. «A Radio Molla avremo lui, Mark Caltagirone. Ho scoperto la sua vera identità, è un rocker consumato che suona in una band della Romagna, l' avremo in esclusiva». Molto ben pagato. «Ovvio, Mark non si muove per niente».  di Alessandra Menzani

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