Giordano, Del Debbio e Palombelli, "il segreto sovranista": cosa c'è dietro la loro resurrezione in tv
Come una tenda leggera che ora copre ora scopre ora si vede attraverso, l' informazione in televisione non è niente di più che un velo; conta l' intrattenimento, e d' altronde bisogna pur competere con Netflix. Se per anni l' intrattenimento travestito da informazione è stato però appannaggio solo di conduttori e programmi à la page, di recente si son viste resurrezioni di donne e uomini di televisione che erano diventati "impresentabili" e quindi emarginati: riscatti che non passano dai salotti buoni, ma direttamente dalla pancia dello share. E alla fine fanno più politica i numeri che non le chiacchiere e i bisticci. Guardiamo Rete4: a settembre 2018, quando dalle pagine dei quotidiani spuntavano i faccioni dei conduttori con il nuovo logo della rete e ne annunciavano il restyling, anche noi non c' avevamo creduto, l' operazione sembrava un defibrillatore applicato a un morto. Per approfondire leggi anche: Mario Giordano sbrana Gad Lerner Era l' aprile del 2018, infatti, quando, un mese dopo le elezioni che avevano segnato il sorpasso della Lega ai danni di Forza Italia, Paolo Del Debbio, che conduceva Quinta Colonna, si beccò un "non riconfermato" e Mario Giordano, allora direttore del Tg4, venne sollevato dalla responsabilità editoriale della striscia Stasera Italia. Mediaset parlò di «aggiustamenti editoriali e organizzativi», in realtà non ne voleva sapere di avere un canale "populista". Torniamo però al settembre 2018: Barbara Palombelli, per anni confinata a Forum, diede inizio alla nuova stagione di Stasera Italia: «Rete 4 è nata nel 1982 dall' aristocrazia della carta stampata italiana», disse, «ne facevano parte Perrone, Caracciolo, Mondadori. È stata una grande avventura di libertà, si è battuta sempre per la libertà di tutti. E quindi è con grandissima emozione e grande onore per me, che lavoro qui, dare il via al cambio del logo». Puntando un telecomando sul vecchio logo del canale, nella parte bassa dello schermo, pigiò un pulsante e, trà, logo nuovo, vita nuova. il successo È andata così? Sì, a oltre un anno di distanza, possiamo tirare le somme. Prendiamo gli ultimi giorni: giovedì 14, Stasera Italia, Palombelli, ha radunato 1.251.000 ascoltatori (5,1% di share), mentre su La7, Otto e Mezzo condotto da Lilli Gruber ha interessato 1.729.000 spettatori (6,8%). Più tardi, Dritto e Rovescio di Del Debbio, anche lui tornato in sella, ha totalizzato un milione e 200mila spettatori, il 6,7% di share; su La7 c' era PiazzaPulita di Corrado Formigli: 998mila spettatori, 5,4% di share. Mario Giordano, che conduce Fuori dal Coro, dopo aver riconquistato la prima serata di mercoledì (con un 5,6% medio di share), ha ottenuto di allungare il programma di altre quattro puntate, di cui due, quella del 12 novembre e la prossima, del 19, entrambe il martedì sera, in competizione con #Cartabianca su Rai3 con la conduzione di Bianca Berlinguer e con diMartedì di Giovanni Floris su La7. Com' è andata martedì scorso? diMartedì ha interessato 1.264.000 telespettatori, Fuori dal coro è stato seguito da 1.008.000 telespettatori, #Cartabianca ha totalizzato 890mila telespettatori. I conduttori di Rete4 - anche Nicola Porro è ormai saldo con il suo Quarta Repubblica (la prima puntata della stagione ha messo davanti alla tv 1.546.000 spettatori totali con uno share del 9.29%, con punte di oltre il 12%) - fanno ormai tanto bene che a sinistra, pur annebbiati dalla puzza sotto il naso, si sono accorti di loro: la settimana scorsa la dem Debora Serracchiani, appoggiata da Zingaretti, aveva invitato a boicottare la trasmissione di Del Debbio, colpevole di fomentare odio e fascismo. Martedì il conduttore ha replicato: le liste di proscrizione si fanno nei regimi, «io sono figlio di un deportato, sul fascismo non mi dovete rompere il cazzo». Insomma, di fronte al responso del pubblico - che forse pure lui si è rotto della patina ipocrita sulla quale danzano i talkshow dell' intellighenzia, e per questo acclamano la resurrezione dei pària - i profeti della correttezza si son dati all' anatema antipopulista. Gli psicopatici accusano sempre gli altri di qualcosa che stanno facendo loro: è un gioco d' anticipo efficace e facilmente replicabile come strategia razionale. Prendete Gruber, che di fronte a normali recensioni di parte opposta ha accusato "certa stampa" di maltrattare fascistamente il suo libro (che è sciovinista e aggressivo, ma ha un grimaldello di velluto, la conquista del potere da parte delle donne, quindi tutto bello e giusto). Gli indizi fanno pensare che i democratici d' elezione, i Coesi Contro L' Odio (cit. Zingaretti), non sopportino l' esistenza degli altri, né l' assenza di un consenso bulgaro intorno a loro. Diventano subito insicuri delle loro verità e finiscono con l' invocare il confino e l' annientamento morale dell' avversario, proprio le armi che essi definivano odiose e proprie del nemico illiberale. E sulle quali, quando si dissolve il polverone, le impronte digitali sono solo di sinistra. di Costanza Cavalli