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Achille Lauro, "canzone fascista" a Sanremo: dopo Rita Pavone, gli anti-salviniani fuori controllo

Giulio Bucchi
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La follia rossa sul Festival di Sanremo stavolta si abbatte su Achille Lauro. Dopo la pericolosa sovranista Rita Pavone, appena annunciata da Amadeus lunedì sera e subito insultata, il popolo di Twitter e dei social (rigorosamente quello democratico e progressista) accusa di fascismo il cantante trap romano rivelazione dello scorso anno con il brano Rolls Royce. Nel 2020 tornerà all'Ariston con Me ne frego, e apriti cielo. Leggi anche: "Dicono che...". Fuga di notizie da Sanremo, si sa già il favorito? Bomba (politica) su Amadeus Un motto mussoliniano, assicurano molti che la canzone non hanno nemmeno ascoltato. È bastato, anche in questo caso, ascoltare il titolo dalle parole del povero Amadeus per provocare una nuova ondata di indignazione alla cieca, come in fondo accadde lo scorso anno con Rolls Royce, giudicato frettolosamente un "inno alla droga" dagli stessi censori del politicamente corretto. Il testo, come ricorda Giornalettismo, non sarà reso noto prima del via di Sanremo, il prossimo 4 febbraio, ma agli anti-fascisti in perenne (e paranoica) mobilitazione probabilmente non interesserà nemmeno leggerlo. 

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