Vespa non vuole rinunciare al giovedì sera

di Nicoletta Orlandi Postisabato 31 maggio 2014
Vespa non vuole rinunciare al giovedì sera
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Mentre a viale Mazzini si rianima la protesta contro i 150 milioni di euro che la Rai ha dovuto sborsare per decreto al governo silenziata nei giorni del silenzio elettorale, Bruno Vespa torna a fare battaglia. Come scrive oggi Carlo Tecce sul Fatto il conduttore di Porta Porta sarebbe pronto alla battaglia per non mollare il giovedì la quarta puntata settimanale sostituita per 20 volte a stagione da Duilio Giammaria. Porta a Porta è ancora monca, nei palinsesti che esordiranno in versione bozza nel Cda di oggi e Vespa insiste, scrive Tecce, rivendica la massima estensione. Forte anche del successo ottenuto con l'ospitata di Beppe Grillo prima delle elezioni, Vespa vuole evitare lo stop settimanale. E i motivi sono pure contrattuali: perché il giornalista deve rinnovare l'accordo da esterno che, fra garantito (1,2 milioni di euro) e speciali, gli frutta 2,1 milioni di euro l'anno. Meno puntate, meno soldi. Toccherà al Cda decidere cosa fare. Una decisione che fa il paio con quella da prendere sul ricorso che Alessandro Pace, l'ex presidente dei costituzionalisti italiani, consiglia all'azienda di fare per recuperare i 150 milioni che a detta dell'Usigrai sono stati usati da Renzi per la copertura dei famosi 80 euro in busta paga elargiti a partire da maggio. "Il prelievo", secondo il costituzionalista, "sarebbe un'appropriazione indebita" perché va contro la Carta in quanto "il canone è una tassa di scopo e le relative entrate non vanno nel bilancio generale". Pace suggerisce un ricorso al Tribunale Civile per ottenere la restituzione dei 150 milioni e poi plasmare una riforma Rai in sessanta giorni. Oggi il Cda discuterà anche di questo. Sul tavolo ci sono dilemmi del tipo: aprire un fronte a Palazzo Chigi o restare in silenzio? E ancora: prolungare la durata dei programmi in prima serata per risparmiare in seconda? Vespa trema, anche perché pare che oltre i 150 milioni ce ne siano ancora 50 da limare per la "riduzione ai costi operativi per le partecipate statali".