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Teo Teocoli cacciato da Arcore: "Io faccio il mio mestiere, lei...", la furia di Silvio Berlusconi

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La frase che è costata a Teo Teocoli il posto a Mediaset? La rivela lo stesso attore, uno degli ultimi mattatori della comicità italiana. "Con Massimo Boldi e Gaspare e Zuzzurro - spiega la star 76enne, uno dei volti simbolo del mitico Derby di Milano, in una intervista al Giornale - andammo da Silvio Berlusconi a Villa San Martino. Parlammo, fece delle proposte, non ero d'accordo e dissi: Lei costruisca pure Milano 2 che io faccio il mio mestiere. Fui praticamente accompagnato alla porta. Aspettai in auto un'ora e mezza prima che gli altri uscissero". Tutto bene è quel che finisce bene, però. "Qualche anno dopo fu proprio Berlusconi a richiamarmi nelle sue tv, aveva riconosciuto il mio talento". Tutti felici: Teocoli, ricoperto d'oro per diventare uno dei miti della tv italiana tra anni 80 e 90, il Cav versione Sua Emittenza, ripagato da ascolti da record, e soprattutto i telespettatori. 

 

 

 

 

 

Ora, un altro grande ritorno su Canale 5. Teo sarà l'ospite d'eccezione di Zelig, accanto a Claudio Bisio e Vanessa Incontrada. "Hanno dovuto tagliare dieci minuti perché quel pazzo di Bisio ed io abbiamo improvvisato, oh quello non molla mai", sottolinea Teocoli grondando soddisfazione, perché "io sono un cabarettista e il cabaret è quel mondo dove si balla, si canta, si scherza e si improvvisano cose". Anche se per la verità "Zelig non è proprio casa mia. Io sono più da Derby. Ci ho trascorso 17 anni e quell'impronta non andrà più via".

 

 

 

 

 

 

Ed è proprio su quel palco che ha conosciuto alcuni degli eroi della risata italiana, oltre che suoi amici fraterni. Da Boldi a Cochi Ponzoni e Renato Pozzetto, da Diego Abatantuono al più grande di tutti, Enzo Jannacci, "anche se non sapeva ballare. In quel luogo succedeva di tutto, si creavano linguaggi, immagini, storie. Era una fucina di battutisti, nascevano i gerghi. Ricorda Guido Nicheli, sa Dogui, ossia Zampetti? Ecco noi parlavamo proprio così quando volevamo rendere una certa idea. Lui mi chiamava Yoghi perché dormivo sempre".

 

 

 

 

 

 

 

Gli aneddoti sono infiniti: "Abatantuono chiese di stare dietro a me e Boldi sul palco per imparare. Aveva un impermeabile bianco e la gente rideva... Gli spettacoli erano lunghissimi, andavano avanti fino alle 3 e quando il comico di turno diceva e ora per finire... qualcuno in sala diceva sempre ecco, bravo. Poi si andava al Capolinea, poi a fare colazione, poi a prendere i giornali. L'unico momento in cui Milano si fermava era tra le 6.45 e le 7. In giro era il deserto. E io mi godevo quel quarto d'ora. Poi iniziava la città".

 

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