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Qatar 2022, "Circolo dei Mondiali? Un flop": scoppia il caso in Rai

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La Rai fa bene ad aver mantenuto i diritti per la trasmissione in chiaro dei Mondiali in Qatar, ma il programma del post-partita “Il Circolo dei Mondiali” è un totale flop. Quanto risulta dai dati di ascolto tuttora in vigore nei primi due canali tv, è scritto oggi in un articolo de Il Corriere della Sera. Ovviamente, questo Mondiale in Qatar ha presentato più di un problema: la collocazione durante la piena “stagione di garanzia”, a novembre, e gli orari non proprio felicissimi, rendono un po' complicata la gestione dei palinsesti, e dopo la partita Il circolo dei mondiali fa crollare gli ascolti. Ma se sapremo solo a fine torneo se la Rai abbia fatto bene o no nello spendere i 180 milioni in tema di diritti, per ora, nonostante l'avvio un po' lento in termini di ascolti e la nostra Nazionale che non partecipa alla Coppa del Mondo, l'attrarre un pubblico mediamente giovane non è un cattivo affare. Certo, bisognerebbe poi trattenerlo.

 

 

2,2 milioni di spettatori nelle partite del daytime 11-17

Al momento sono oltre cinque milioni gli italiani (5,3 milioni per la precisione) che stanno seguendo il Campionato del mondo Fifa 2022 sulla prima rete del servizio pubblico, poco più di un quarto (25,6% di share) della platea complessiva del prime time (che raggiunge nel periodo 21 milioni di spettatori proprio in prima serata). Gli spettatori delle partite nel daytime (nel doppio appuntamento delle 11 e delle 17) sono 2,2 milioni, il 19% di share, a ravvivare gli ascolti altrimenti moribondi di Rai2.

 

 

Brasile-Serbia la partita più vista

Come per ogni Mondiale, l'attenzione è destinata a crescere: giovedì sera, per esempio, Brasile-Serbia, la partita finora più vista, ha raccolto 6,6 milioni di spettatori (30% di share), non lontano dai risultati ottenuti, nell'estate del 2018, da Russia 2018 in onda, sempre al medesimo orario, su Canale 5. L'altro elemento vantaggioso del Mondiale di calcio è che il suo pubblico è costituito soprattutto da uomini (oltre 33% di share), giovani o giovanissimi (miglior share tra 15 e 24 anni, 33,4%), con buoni livelli di istruzione (laureati al 30%). Ma ci sono anche i bambini (oltre 30% di share), a marcare un ascolto intergenerazionale.

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