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Giorgia Linardi, Panella la gela in diretta: "Lo sa che la nave..."

Claudio Brigliadori
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«Nel 2015 la Guardia costiera ci chiamava a Roma, oggi ci considera un intralcio». Vuole essere una accusa, quella di Giorgia Linardi, in primis al ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Ma involontariamente, in poche parole, “Lady Ong” definisce la differenza tra la linea sui migranti imposta dall’allora governo di centrosinistra (a Palazzo Chigi c’era Matteo Renzi) e quella adottata dal governo in carica ora. Dai porti aperti e all’accoglienza indiscriminata alla lotta, dura, all’immigrazione illegale e al ripristino di flussi il più possibile ordinati, controllati, programmabili. L’unica condizione, questa, per rispettare la dignità dell’uomo e rendere possibile una integrazione.

Ospite di Tagadà a La7, la portavoce di Sea Watch Italia affronta la questione dal punto di vista meno consigliabile possibile, quello ideologico. A partire dal comunicato, molto duro, della Guardia costiera. «È retta dal ministro Salvini che si è contraddistinto per la capacità di fare propaganda politica. Oggi la Guardia costiera è strumentalizzata». Tiziana Panella le ricorda che la nave Louise Michel per tre volte ha disobbedito alla norma italiana che impone il rientro in porto dopo un soccorso. «Qual è questa norma? Il decreto Piantedosi, uno scarabocchio se confrontato con il Diritto internazionale».



Per poi concludere: «Succede che possano arrivare segnalazioni da più fonti. La differenza è che nel 2015 la Guardia costiera ci invitava a Roma per studiare insieme la situazione e le possibili situazioni, oggi ci definisce un intralcio. Spero che lo facciano e lo scrivano su input di Salvini, altrimenti andrebbe contro il Diritto internazionale». E pazienza se andare contro un governo (e contro il buonsenso) siano talvolta le Ong, organizzazioni private che ambiscono a regolare le politiche di uno Stato. 

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