Cerca
Logo
Cerca
+

Lagioia, "una per una nel c**o": chi è davvero il "maestrino" del Salone del Libro

  • a
  • a
  • a

Nicola Lagioia, direttore del Salone del Libro di Torino, è finito nella bufera nei giorni scorsi per le contestazioni che non hanno permesso al ministro Eugenia Roccella di fare il suo intervento all'Arena Piemonte. Lo scrittore è stato accusato di non aver fatto abbastanza per placare gli attivisti e di aver anzi legittimato la protesta. In molti hanno parlato di censura, visto che la Roccella non ha potuto proprio parlare. 

 

 

 

Non è la prima volta comunque che lo scrittore finisce nella bufera. L'anno scorso Striscia la Notizia ha tirato fuori delle frasi sessiste che proprio Lagioia avrebbe detto diversi anni fa ai danni di una sua collega, Melissa Panarello, autrice di "Melissa P.".  Secondo un servizio del tg satirico, l'attuale direttore della Fiera del Libro avrebbe detto: "Con lei c’è una sola cosa da fare. La prendi. La metti a novanta appoggiata a un tavolo. Poi prendi Lolita di Nabokov. Strappi le pagine. Gliele infili una per una nel c**o. Dopo un po’, per osmosi, qualcosa assimila per forza”.

Qui il servizio di Striscia la Notizia 

 

 

 

L'anno scorso l'inviata Rajae andò al Salone per raccogliere un po' di reazioni a queste parole da parte delle donne italiane della cultura. "Mi mancava questa perla", disse sgranando gli occhi Lidia Ravera. "Una storia brutta tutta", secondo Simonetta Agnello Hornby. "Frase che offende più chi la dice" per Chiara Gamberale. Chi lo ha detto "deve essere seppellito dalle sue parole", aveva detto invece Myrta Merlino. Per Laura Boldrini "una cosa sconcia, oscena, feroce". Lagioia a Striscia rispose: "Appena uscì questa cosa mi dissi che avevo fatto una ca**ata e andai subito a scusarmi con Melissa, con cui poi siamo diventati amici, perché quando si fa un errore ci si scusa. Non ho idea del perché sia stata ripresa questa cosa detta 20 anni fa, tutti commettono errori, e non ero la persona che sono adesso". Insomma, Lagioia che rivendica il diritto di "dissenso" per gli attivisti che hanno impedito alla Roccella di parlare è forse abituato al linguaggio aggressivo, come quello usato su Melissa Panarello.

 

 

 

Dai blog