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Angelino e il "Sueño Latino: "Da New York a Ibiza", così l'italo house conquistò il mondo

Leonardo Filomeno
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La storia di Sueño Latino inizia dall’altra parte dell’Oceano. “Era il 1989. Io e Massimino Lippoli eravamo in vacanza a New York. Andammo a ballare al Nell’s, mitico locale nel centro di Manhattan, sulla 246 West 14th Street”, precisa Angelino Albanese. Erano anni in cui la normalità era immaginare le cose in grande. C’era spazio per riuscire. Qualche volta addirittura per sbagliare. Di quel momento Albanese resta un prezioso testimone. Pioniere dalla italo house, milanese dalla culla, oggi vive a Venezia. Racconta di posti unici, personaggi leggendari, situazioni irripetibili. E’ anche grazie a lui se Sueño Latino e Found Love dei Double Dee sono due cult assoluti. “All’ingresso di quella discoteca c'erano 2 dobermann finti enormi. Erano scioccanti”, prosegue. “Scese le scale, ecco la pista. A un certo punto, parte Ruhige Nervosität di Manuel Göttsching”.

 

Su quel pezzo, l’incrocio di sguardi fu immediato.
“Mi feci dare il titolo. Il giorno dopo ci recammo a casa del compianto Frankie Knuckles, Massimino doveva intervistarlo. Alla fine, ci consigliò qualche negozio di dischi. In uno di essi, trovammo le ultime 2 copie dell'album E2-E4 di Göttsching, con dentro il pezzo sentito al Nell’s. Tornati in Italia, iniziammo a proporlo in discoteca, ma era privo di ritmica”.
In pista, era inevitabile abbinarne qualcuna. 
“Ci venne l’idea di rifarlo, partendo da quel sample. Io volevo indirizzare la produzione a Forlì, alla fine si decise di farlo produrre ad uno studio di Udine. Fu pubblicato all’inizio come cover: INO Presents Sueño Latino – E2-E4, dove INO stava per Massimino ed Angelino. In seguito, uscì ufficialmente come Sueño Latino - Sueño Latino”.
73 le versioni catalogate su Discogs. Ce n'è una con Göttsching come guest alla chitarra. E il remix di Derrick May e Carl Graig è leggenda.  
“Al Byblos lo suonavamo 3 o 4 volte a sera. Ad Ibiza iniziò a proporlo il leggendario dj Alfredo Fiorito, l’isola fece da cassa di risonanza per il mondo. In Italia, il primo a passarlo in radio fu il compianto Leopardo Re Cecconi, uno all’epoca molto avanti. Vendette parecchio, non saprei stimare quanto. Di sicuro, io e Massimino non siamo diventati ricchi con quel disco”.
In quel periodo intercettasti pure Found Love dei Double Dee.  
“Un amico mi sottopose il demo già finito. Diverse case discografiche l’avevano scartato. Ascoltai la cassetta in macchina 2 di volte di fila e decisi di far uscire dei promo in vinile acetato. Chiamai la casa discografica che gestiva la nostra etichetta Onizom (le iniziali al contrario di Angelino e Claudio ‘Mozart’ Rispoli, chiarisce, ndr) spiegando che fosse talmente forte da non doverglielo nemmeno far ascoltare. Stampai 20 copie. Una di esse si spaccò, si sentiva solo da un certo punto in poi. Me la scippò il dj Gianni Parrini (ride, ndr). Le altre finirono alle radio. Esplose subito. Lo suonavano tutte, tranne una”.
Quale? 
“Radio Deejay, la più importante. Una sera ero con Claudio Cecchetto. Glielo dissi. Chiamò e chiese lumi. Nel giro di una settimana era in alta rotazione. La svolta fu quando lo volle la Epic, su cui all’epoca usciva Michael Jackson. L’amicizia è rimasta solo con Danny Losito, voce di Found Love. Nel 2020 ha interpretato il singolo Rain, un successo internazionale che ho prodotto assieme a Matteo Bruscagin e Visnadi”.
Gli inizi sono a Milano nel ’84, ben prima di questi successi.  
“A 16 anni. Cominciai allo Shocking. Il sogno di noi dj era però il Vogue, in Corso Buenos Aires. Per entrare dovevi mostrare una chiave d’oro. Ebbi fortuna e mi si aprirono le porte dopo essermi presentato come amico di Massimino, anche se all’epoca ci eravamo visti 2 volte soltanto. Un giovedì doveva andare a ritirare un Telegatto e mi chiese di sostituirlo. Silvio Santoro, programmatore di 105 e resident del locale, in seguito mi segnalò al proprietario. Che mi fece i complimenti e mi disse che avrei sostituito Massimino ogni volta che non ci fosse stato. Mi davano 80mila lire a serata. Nel periodo in cui suonavo al Vogue ero molto amico di Alex Peroni di 105. Mi prestava la Fiat 127 di suo papà, la usavo per andare a cuccare (ride, ndr)”.
Tante star sono passate di lì. 
“Non scorderò mai il salto atletico che Alain Delon fece dal ristorante alla pista. Spesso veniva Andrea Roncato, sempre attorniato da donne splendide. Una volta gli presentai una ragazza che divenne la sua fidanzata dell’epoca. Anche Prince, negli anni ’80, qualche volta si vedeva al Vogue”.
La sua musica ispirò Jovanotti e pure te. 
“Qualche anno dopo, nel ’90, con Lorenzo e il dj Rame dei Pastaboys andammo a sentirlo a Londra. Terminato il concerto, seduti sugli scalini di una chiesa, Jovanotti mi disse che aveva appena scritto una canzone. Faceva così: 'Ciao mamma, guarda come mi diverto' (sorriso, ndr). L’anno dopo, nel ’91, remixai Muoviti Muoviti. Ma non uscì, credo non piacque a Pier Paolo Peroni. Più recentemente, per Jovanotti ho remixato L’estate addosso. Per Prince, ho suonato nel 2000 a Miami. Vivevo lì ed ero resident al Bar Room. La console era al primo piano e c'era un tavolo per lui, che si divertiva come un matto ballando da solo, col buttafuori che non faceva salire nessuno”.
Hai detto: “La house in Italia è nata al Byblos”. 
“All’inizio proponevo gli Earth Wind & Fire, George Benson e Al Jarreau. Cominciai a suonare house in Riviera, al Byblos di Misano, nell'86, assieme a Massimino. In quel periodo al Peter Pan c’era Cirillo e all’Ethos c’erano Ricky Montanari, Flavio Vecchi e il compianto Ricci. La house in Italia prese piede parallelamente alla diffusione dell’ecstasy, che da Ibiza arrivò a Riccione. Gli anni più belli furono dal 1986 al 1990. Quei colori e quei vestiti che avevano animato locali meravigliosi sparirono negli anni successivi. La house nei primi’90 come genere si impose. Il modo di divertirsi finì per conformarsi. Il declino cominciò quando la gente iniziò davvero ad esagerare, mescolando alcol e droghe”.
L’imprevedibile accadde in studio di registrazione.  
“Primavera ’90. Il produttore, qualche volta, era solito offrire ai fonici un po’ di bamba, per tenerli svegli durante la notte. Trovai solo 4 pasticche, 3 le diedi a loro, la mia l’avrei regalata. Lì guardavo, e mi chiedevo cosa potesse fare una cosa così piccola. La buttai giù intera. Dopo mezz’ora glielo rivelai, facendo notare che non avesse sortito alcun effetto. Non feci in tempo a dirlo. Il pensiero successivo fu: 'Mamma, aiuto’. Poi ho provato altre cose. Ma alla tenera età di 56 anni posso dire di essere pulito completamente”.
Di quegli anni oggi cosa ti manca? 
“La spensieratezza, che però sopravvive nella mia testa. Io sono ancora così. Trovo il modo di divertirsi odierno molto finto. Resistono i locali di tendenza in Italia, ma è un continuo un rifare cose che si facevano 30 anni fa. Quello che non si fa più, sono i viaggi per andare a vedere il dj a 300 km di distanza. C’è tutto dappertutto. Quella folle routine notturna purtroppo è finita”.
Rifaresti tutto alla stessa maniera?
“Sì. Al limite cercherei un bravo manager, per evitare qualche errore. Su tutti, quello di rifiutare la residenza come dj al Matis e all’Ethos per la parola data ad un'altra persona, che mi ha rifilato solo rogne e debiti. Nella mia carriera ne ho azzeccate diverse, prendendo altrettante fregature. Ma va bene lo stesso. Perché grazie a questa lunga ricerca, a 40 anni ho fatto una figlia. E a 50 ho finalmente trovato la mia anima gemella”.
Angelino, tutti dicono che la house sia morta.  
“Lo dicevano pure negli anni '90. E’ come dire 'Al lupo, al lupo’. Solo che il lupo non lo vedo. E’ un genere come gli altri. Defected, che pubblica anche remix e re-edit di pezzi acquisiti da vecchi cataloghi, è una delle etichette più forti al mondo. Come si fa a dire che la house sia morta? A me questa sembra solo una grossa stronzata (risata, ndr)".


Tra i super dischi di Angelino che hanno fatto il giro del mondo vanno menzionati Cool Jack - “Just Come” (1992) e Angelmoon - “He's All I Want feat. Moony” (1998). Adesso è tempo di rimettersi in gioco con la tech-house esplosiva di “Mercy feat. Max Millan”, cucita attorno al cantato del celebre successo di Duffy.

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