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Vasco Rossi, "lo devo anche ai miei sbagli": la confessione intima e dolorosa

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Il Blasco è in vacanza? In Puglia, nel mare incantato di Castellaneta Marittima dove ha il suo buen retiro? Oppure nella tranquillità della sua Zocca? Macché, Vasco Rossi è un fiume in piena, un artista che dovrebbero inventarlo se non ci fosse e invece, per fortuna, c’è. Così, con l’entusiasmo di un ragazzino (quale è...), continua a sfornare idee e iniziative, oltre a canzoni quasi sempre di alto livello. 

Lo fa per il suo popolo, per tutti quei fan che, in uno studio effettuato durante il fortunatissimo tour 2023, dovrebbero comporre la cifra mostre di 11 milioni di spettatori paganti, considerando tutti gli show del loro idolo, dal primo del 1979, in piazza Maggiore a Bologna, agli ultimi negli stadi. Dicevamo della frenesia di questo rocker: è di ieri l’annuncio che è in forno, pronto per essere servito al più presto, un inedito. Trattasi del singolo Gli sbagli che fai, piccola e intelligente riflessione in musica nella quale il Komandante parla di errori e di se stesso. «Perché io sono quello che sono grazie a tutto quello che ho fatto. E rifarei tutto di questa mia straordinaria vita spericolata», ha spiegato Vasco, giunto evidentemente a una curva della sua straordinaria esistenza nella quale si impongono anche i bilanci. 

CINQUE ORE
Non è finita qui, però: un po’ a sorpresa, il Blasco ha aggiunto quella che è la vera ciliegina sulla torta di questo incredibile 2023: una docuserie che andrà in onda su Netflix dal 27 settembre prossimo dal titolo Vasco Rossi - Il supervissuto. Un’iniziativa da non perdere, non solo da chi lo ama ma anche da chi vuole studiare meglio quel fenomeno artistico e sociologico che è il Blasco. La serie è stata così definita dallo stesso rocker: «È un selfie lungo cinque ore. A un certo punto del girato ho avuto la netta sensazione che ci volesse anche una canzone, una canzone inedita. E così è nata Gli sbagli che fai». L’attenzione ai testi è sempre stato un aspetto creativo fondamentale nei suoi brani, ed è stato così anche stavolta: «C’è una frase alla fine della nuova canzone, che secondo me è particolarmente importante perché dice: “Prendimi la mano, e raccontami che niente è impossibile”. Questo, secondo me, è quello che fa l’artista con il suo pubblico. Qualsiasi cantante prende il suo pubblico per mano e racconta che niente è impossibile».

 

Tornando alla docuserie di Netflix, ha poi aggiunto: «L’idea di queste cinque puntate ha stuzzicato e non poco la mia vanità. Peró ho avuto anche la grande curiosità di spingere il tasto “rewind” per raccontare la vera storia di Vasco Rossi , sono state scritte troppe leggende sul sottoscritto. Per farlo ho scelto una serie televisiva invece di un libro odi un’autobiografia che, «forse, un giorno scriveró».

TESTIMONIANZE
Nelle cinque puntate girate durante la pandemia in tutti i luoghi fondamentali della sua vita, da Zocca appunto a Los Angeles, non mancano interviste, materiali d’archivio e testimonianze di chi lo ha accompagnato in questi anni, ripercorrendo le molte storie che stanno dietro alle canzoni di questo artista. Il Komandante parla in prima persona: «Da tempo lo desideravo, volevo raccontarmi così. È stato facile? No, dentro ogni episodio c’è un intenso lavoro interiore. È stato un tuffo emozionante nel mio passato, nei momenti belli e anche in quelli brutti». 

Il titolo della serie, scritta da Igor Artibani e Guglielmo Ariè, insieme a Pepsy Romanoff, che è anche regista, è un neologismo intrigante: «Mi ritengo un supervissuto e non un un sopravvissuto, ho rivisto quel ragazzo che ero attraverso il girato come fossi davanti a una telecamera ombra. Ho raccontato molto di me perché se sono quello che sono lo devo anche ai miei sbagli. Rifarei tutto, ma proprio tutto». Anche per queste parole si capisce perché Vasco Rossi da Zocca, grande rocker di anni 71, onesto e vero, continua a riempire gli stadi e ad essere così amato. Lui, Blasco, il Supervissuto.

 

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