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Al Bano Carrisi sconvolto, la sua foto tra le macerie a Gaza

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La foto di Albano Carrisi, in arte Al Bano, compare tra le macerie di una casa sventrata a Gaza. "Questo fatto ha dell'incredibile", commenta sconvolto il cantante di Cellino San Marco intervistato da Antonello Caporale sul Fatto quotidiano.

Uno dei miti della musica leggera italiana, amatissimo oltre l'ex Cortina di ferro, in tutta l'Europa orientale e venerato coma una vera e propria rockstar anche nell'ex Unione sovietica, appare a sorpresa nel pieno del dramma umanitario della Striscia. "Mi angoscia il fatto che io sia nella cucina abbattuta di una povera famiglia". 

 

Quella foto, sottolinea l'80enne interprete di Nel sole e Felicità, "mi onora naturalmente. Dovete mettervi in testa che quelle che spregiativamente chiamate canzonette sono invece segni di una identità, di una connessione con un numero sterminato di persone. Le cosiddette canzonette narrano le speranze di tanta gente, raccontano la virtù della speranza, la forza tumultuosa della gioia". 

Proprio come per Russia e Ucraina, Carrisi sottolinea di avere "amici sull'uno e sull'altro fronte", di aver cantato tre volte in Israele (a Gerusalemme e Tel Aviv) e una anche in Giordania, "ma non a Ramallah o a Gerico". "Un mio amico ebreo mi dice: ci odiamo così tanto che nasciamo nemici. Fin dalla placenta diventano incompatibili. L'inimicizia ci soffoca ma è come una divisa, ci completa, ci contraddistingue, ci tiene uniti l'uno contro l'altro", è la sua testimonianza, fortissima. L'odio, azzarda, "è stratificato e oramai penso sia inguaribile. Vorrei tanto, ma non credo nella pace. E non mi pare sia aria per uno Stato palestinese". Impossibile ipotizzare che i palestinesi lascino quelle terre, "e li capisco, naturalmente".

 

Un pessimismo che contagia anche la sua riflessione sull'Italia: "E' divenuta un'italietta", che "ha poco da dire nello scenario del mondo che conta. E poco da dare. Ci siamo venduti quasi tutto. L'Alitalia non c'è più, la Fiat nemmeno. Ci resta il Colosseo". Auguri.

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