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Ornella Vanoni, Gino Paoli: "Cosa mi ha insegnato a letto"

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I dolori di Gino Paoli: l'amore, le droghe, la morte. Il grande cantautore genovese, intervistato da Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, ripercorre vita e carriera attraverso aneddoti gustosissimi, ora esilaranti ora dolenti.

Impossibile non parlare di Luigi Tenco, l'amico e collega a cui ha legato i ricordi della giovinezza e dell'enorme successo. "Lui e io ci siamo fatti l’immagine di poeti maledetti perché nei locali, anziché corteggiare le ragazze, ci mettevamo in un angolo immusoniti e tenebrosi, alla James Dean, con il pugno sulla tempia. Così le ragazze arrivavano. Non ho mai corteggiato una donna; erano loro a venire da me". In realtà, il cupo e malinconico Tenco "era un gigantesco caz***e. Divertentissimo. Adorava gli scherzi". Il suo preferito "era quello della cravatta: si avvicinava sorridendo, ti poggiava una mano sulla spalla, ti faceva parlare, e intanto con le forbici ti tagliava la cravatta. Una volta, dopo aver visto un film su un suicidio, rifacemmo la scena madre su un tetto di Genova: io fingevo di volermi gettare di sotto, lui di trattenermi. Dovemmo smettere perché si era creata una folla in attesa...".

 

 



Poi arriva la morte-choc di Tenco che sconvolge il Festival. Secondo Paoli si è trattato di "un colpo di teatro non riuscito. Come se avesse voluto imitare me: spararsi, e restare vivo. Andava molto una droga arrivata dalla Svezia, il Pronox, che ti dava un senso di sdoppiamento, come se non fossi più responsabile di te stesso... Appena arrivò la notizia mi precipitai a Sanremo. Il festival andava fermato; e se fossi stato in gara sarei riuscito a fermarlo". Quello di Tenco, insomma, è stato un tentativo di suicidio finito male e non un omicidio. 

Paoli e Tenco sono stati legatissimi anche dall'amore per le donne. "Luigi mi telefonò: 'Sono a letto con Stefania'". Stefania era ovviamente Stefania Sandrelli, una delle tante bellissime fiamme di Paoli. "La presi malissimo e ruppi con entrambi. Se non l’avessi fatto, lui sarebbe ancora vivo. Quella sua telefonata non nasceva da una vanteria maschile, ma da un senso di protezione. Tenco era legatissimo alla mia prima moglie, Anna. Era il suo modo di dirmi che Stefania non era la donna giusta per me".

 

 

 

In contemporanea con Anna e con la Sandrelli, nella vita di Gino Paoli era entrata anche Ornella Vanoni: "Io le ho insegnato a cantare: senza di me avrebbe continuato con le canzoni della mala con cui lei, di famiglia borghese, non c’entrava nulla. Ornella mi ha insegnato il sesso. Ero pieno di sensi di colpa. Con lei ho imparato a parlare facendo l’amore. Prima andavo a letto con chiunque respirasse; con Ornella ho scoperto la libertà e la naturalezza". Immancabile il ricordo della loro prima volta: "Eravamo in un bar di Milano. Un bar brutto, camerieri scortesi. Glielo chiedo con il cuore in gola: ma a te piacciono le donne? Ornella trema, mi risponde di no, e mi chiede: ma a te piacciono gli uomini? Ci baciamo con passione, la porto in un albergo che frequentavo, pieno di prostitute, e ci chiudiamo in camera".

 

 

 

Alla fine, arriva la resa dei conti: "Ero alla Bussola con mia moglie, e arriva Ornella, che la vede, si intristisce, e balla per tutta la sera con Sergio Bernardini, piangendogli sulla spalla. Poi vado in albergo a Viareggio, e scopro che pure Ornella ha preso una camera lì. Presagisco il disastro e chiedo al portiere di svegliarmi alle 7, per tenere la situazione sotto controllo. Ma quel disgraziato non mi sveglia, e quando scendo in giardino per colazione le trovo tutte e due, Ornella e Anna, sedute su un dondolo che mi dicono: 'Adesso devi scegliere. O una o l’altra'. Le ho mandate tutte e due al diavolo, e me ne sono andato".

 

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