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Sanremo 2024, la scelta di Amadeus: uno schiaffo agli anziani che pagano il canone

Fabrizio Biasin
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"Vecchio, diranno che sei vecchio” cantava in un Sanremo ormai lontano il leggendario Renato Zero. Son tempi antichi, passati, dimenticati, travolti dall’uragano Ama, un fenomeno (in)naturale di portata rarissima che ha consentito al Festival numero 74 di partire con un botto ben superiore a quello che avrebbe fatto l’ipotetica bomba nascosta all’Ariston (un fessacchiotto vicino agli ambienti delle case discografiche ha lanciato l’allarme, si trattava di una puttanata, lo hanno beccato con le mani nella marmellata, pare che per qualche motivo ‘sto 52enne ce l’avesse con l’organizzazione in quanto “fatto fuori”. E vabbé, capita pure questo).

Ma, dicevamo, l’altra sera il direttore artistico ha raggiunto l’Everest degli ascolti, questi: 15.075.000 spettatori e il 64,34% di share per la prima parte, 6.527.000 e 66,85% per la seconda, 10.561.000 e 65.1% il dato complessivo. Un’enormità se si pensa che un esordio del genere mancava dal lontano 1995 con Super Pippo Baudo in plancia, coadiuvato da quelle che all’epoca si potevano chiamare vallette (Claudia Koll e Anna Falchi). E voi direte: “Ok, ma si sa che Amadeus ha convinto gli italiani, non c’è notizia”. E invece c’è.
Lavera novità, infatti, è racchiusa in un altro dato impressionante, quell’80% che sta a indicare lo share raccolto tra i 15-35enni, il cosiddetto “pubblico attivo” che fa vendere prodotti e ingrifa come licantropi gli investitori pubblicitari. Ebbene, otto pupi (o quasi) su dieci, l’altra sera, si sono sorbiti le 5 ore di diretta tra un Mengoni canterino, un Mahmood tutato, una Angelina Mango “annoiata” e una Brunetta dei Ricchi e Poveri in forma smagliante. Troppa grazia.

 

Amadeus ha, di fatto, ribaltato l’universo festivaliero. Se fino a un quinquennio fa le faccende sanremesi erano considerate “roba per vecchi” e i giovani lo trattavano come un prodotto per sfigati, ora siamo esattamente nella situazione opposta: tuo figlio e tuo nipote si appassionano come non mai ai brani e alle “dinamiche” (“ma davvero Mengoni e Mahmood hanno avuto una tresca?”, “Quanto è bella Annalisa”, “Geolier spacca”, “Voglio gli occhiali di Dargen”, “Faccio il meme con il cane della Banda dei Caramba”), mentre mia nonna e la tua si trovano un filo spiazzati: “Chi cazz è quello con gli orsacchiotti al posto del vestito? “Chevvordì Bnkr44? E’ il nome di un medicinale da banco?”, “Questo con la cresta rosa è un drogato?”.

 

 

Che poi non è neppure il caso di andare troppo in là con l’eta, visto che già noi “nel mezzo del cammin di nostra vita”, racchiusi tra i 40 e i 60, facciamo abbastanza fatica a comprendere certi testi, certi colori esageratamente sparati, certi abiti plutoniani e nonostante la nostra enorme apertura mentale- perdonateci se potete - ancora non riusciamo ad apprezzare la gonna indossata dall’uomo. Ecco, se da una parte le scelte del direttore artistico sono semplicemente perfette (al suo quinto e - per ora - ultimo anno di conduzione consegna alla Rai un gioiello da oltre 50 milioni di raccolta pubblicitaria), dall’altro speriamo che il suo successore non si faccia prendere la mano e si ricordi dell’insegnamento portato in riviera proprio dallo stesso Amadeus: la differenza non la fa l’artista giovane o esperto in quanto “giovane” o “esperto”, la differenza la fa sempre il brano; se è bello lo può cantare anche una mummia egiziana, se fa ribrezzo non attecchirà neppure se proposto dal tiktoker del momento. 

Per dire, ieri è andata in onda la seconda serata. Abbiamo riascoltato 15 dei 30 brani e qualcuno ci è già entrato nella capoccia. In più: Giorgia ha fatto Giorgia, Fiorello ha fatto Fiorello, Giovanni Allevi ha realmente emozionato nel racconto della sua malattia, John Travolta tra “Febbre del sabato sera”, “Grease” e “Pulp Fiction” si è guadagnato ampiamente la pagnotta, i ragazzi di "Mare Fuori” hanno spopolato come da previsioni. Morale, è possibile che anche oggi alla voce “ascolti” venga fuori un dato da spellarsi le mani. Meno due all’alba.

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