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Montaruli contro Benifei: "Decide il Pd cosa dire il 25 aprile?"

Roberto Tortora
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Il recente scandalo scoppiato in Rai per il monologo saltato sul 25 Aprile da parte dello scrittore Antonio Scurati a Che Sarà su Rai3 (condotto da Serena Bortone) ed il cui testo è un chiaro attacco al fascismo che fu, ha aperto le polemica politica tra maggioranza e opposizione sulla libertà di parola e sull’opportunità di rinnegare apertamente il ventennio più buio del Novecento italiano.

Di questo tema si è parlato ampiamente a Dritto e Rovescio, il talk di approfondimento politico di Rete 4, condotto da Paolo Del Debbio. Tra gli interventi, c’è quello di Augusta Montaruli di Fratelli d’Italia che non accetta insegnamenti sul giorno della liberazione da parte dei partiti d’opposizione: “Questa è una costante caratteristica di una sinistra che pensa non solo di avere sempre la verità in tasca, ma con supponenza pretende di dare non tanto lezioni di storia, ma pretende addirittura con quali parole uno si debba dichiarare o debba parlare in occasione del 25 Aprile”. 

 

 

 

Brando Benifei del Partito Democratico è, ovviamente, contrario a quest’accusa e, anzi, rilancia: “Le parole che ha usato Scurati sono chiare, si è riferito al fatto che lo scorso 25 Aprile la nostra presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non è riuscita a dire la parola anti-fascismo. Io credo che siano quelle le occasioni in cui bisogna dire le cose come stanno. La nostra Repubblica è stata fondata dalla resistenza al fascismo e quindi dall'anti-fascismo”.

 

 

 

Luca Sommi, giornalista del Fatto Quotidiano, si accoda: “L'infausto ventennio va rinnegato in quanto tale, non perché ci sia il pericolo di un ritorno, ma per sottolineare che gli eredi di quella cultura politica non rischieranno neanche di lambire quella cosa. Io sono convinto che non lambiscano questo rischio, però lo devono dire chiaro e tondo. La Meloni non sa dirsi antifascista, perché non è antifascista”.

 

 

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