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Nadia Terranova, nuova Scurati: "Anche io censurata a Che sarà a marzo"

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Un tele-martire al giorno, fino al 25 aprile. Dopo Antonio Scurati, spunta un'altra scrittrice, Nadia Terranova. Anche lei denuncia di essere stata censurata dalla Rai. E lo fa (ovviamente) dalle colonne di Repubblica, lo stesso giornale che domenica pomeriggio ha ospitato sul palco di Napoli il monologo dell'autore di 'M' che sabato sera sarebbe dovuto andare in onda a Che sarà, su Rai 3.  

"In questo momento non me la sento di parlare, sono abbastanza scossa. E non voglio farne una questione personale, non mi interessa", spiega la Terranova al quotidiano diretto da Maurizio Molinari. In realtà, la scrittrice aveva già detto tutto, al Manifesto, poche ore prima. Lo scorso marzo, nel pieno delle polemiche per le cariche della polizia agli studenti pro-Gaza a Pisa, aveva scritto un testo sempre per Che sarà, il programma di Rai 3 condotto da Serena Bortone. Quel testo non è mai andato in onda.

"La redazione mi aveva invitata a scrivere un monologo, che io stessa avrei dovuto leggere. L'ho fatto, ma il testo non è stato reputato adatto alla puntata", ricorda ora la Terranova, a scoppio ritardato. Dice di essere rimasta "stupita quando mi è stato chiesto di cambiare il mio monologo. A me sembra che quasi ci si aspetti una forma di autocensura". All'epoca, nessuno ha sollevato il polverone. Nemmeno la Bortone, lestissima invece ad approfittare della querelle sul compenso tra Rai e Scurati per entrare alla grande nella settimana che condurrà alla Festa della Liberazione e proponendosi come baluardo del "dissenso" contro il regime.

 

La Terranova ha parlato del suo caso nel numero della Rivista K in uscita il prossimo 26 aprile. Anche in questo caso, tempismo perfetto. "Proprio nelle settimane in cui ricevevo i racconti per K, ne ho avuto uno: una trasmissione televisiva mi ha chiamata invitandomi a scrivere e recitare un monologo, ma dopo aver inviato il testo sono stata contattata dalla redazione che mi ha informata che avrei dovuto modificarlo secondo precise indicazioni. Mi sono rifiutata. Era un testo sul potere. Contro il potere. Ho rinunciato alla puntata, e ho tenuto il testo originale che ha poi avuto altre destinazioni - si legge nell'editoriale -. Siamo sempre ingranaggi, ma possiamo quasi sempre sottrarci: il quasi apre uno spazio e ne chiude un altro. Stavolta ero in uno spazio aperto. Uno spazio dal quale mi è stato impedito di marciare sulla testa dei sovrani da un palco, e io me ne sono presa un altro, anzi me lo sono costruita apposta".

 

 

 

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