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Gal Gadot nel remake di Biancaneve? Vergogna dei pro-Pal: si scatena l'odio

David Zebuloni
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L’antisemita perde il pelo, ma non il vizio. Poco più di un anno fa il Libano vietava la proiezione di Wonder Woman nel paese poiché l’attrice protagonista, Gal Gadot, era israeliana e aveva fatto il servizio militare obbligatorio nell’esercito. Così è accaduto anche in Kuwait e in Tunisia, dove le autorità locali hanno ritirato “Assassinio sul Nilo” dalle sale per via della partecipazione della medesima attrice alla pellicola.

Oggi siamo punto e a capo. La talentuosa Gadot ha partecipato infatti al remake del classico Disney “Biancaneve e i sette nani” nei panni di Grimilde, la regina cattiva dalla mela avvelenata. Il trailer del film, che uscirà nelle sale nel 2025, ha ottenuto 120 milioni di visualizzazioni online in sole 24 ore e ha già spaccato il web, con chi ha denunciato la presenza di un’attrice israeliana sul set, chiedendo alla casa di produzione di ritirare la pellicola dal mercato, di scegliere un’altra attrice al posto suo e di rigirare tutte le scene che la riguardano. Altrimenti? L’incubo di ogni attore, regista e produttore: il boicottaggio.

Secondo alcune indiscrezioni, anche all’interno del cast c’è un po’ di malumore a causa della presenza di Gadot. La stessa Zegler si è dichiarata più volte a favore della causa palestinese e in tutte le interviste comuni alla collega israeliana, si è dimostrata glaciale. Come se non bastasse, questa settimana ha pubblicato un post nel quale ha ringraziato il web per l’accoglienza calorosa e ha aggiunto: «Ricordiamoci sempre, Palestina libera». In risposta, Gadot ha immediatamente postato sul suo profilo Instagram una story con scritto: «Solo l’amore può salvare il mondo».

Coincidenza? Frecciatina? Frecciatona. L’escalation (la parola del mese) tra le due attrici, sembra solo all’inizio. Il boicottaggio contro Israele e tutto ciò che ne deriva, invece, non è affatto agli esordi. Da oltre dieci mesi, infatti, lo Stato ebraico è vittima di ogni forma di delegittimazione. I protestanti pro-Gaza, ovvero pro-Hamas, nonché pro-terrorismo, si sono mobilitati per ostacolare ogni forma di esportazione israeliana, marchiando i negozi specializzati e denigrando ogni forma di arte made in Israel. Non dimentichiamo, per esempio, l’intenzione iniziale di Netflix di censurare ed escludere dal suo catalogo le serie tv israeliane e non dimentichiamo soprattutto i tentativi di annullare gli eventi culturali in Italia ai quali erano stati invitati gli scrittori David Grossman ed Eshkol Nevo. Scrittori che sono stati brutalmente fischiati durante le presentazioni dei loro libri da parte dei manifestati italiani pro-pal.

Proprio loro, Grossman e Nevo, simboli della sinistra israeliana più inclusiva, che si sono sempre dichiarati a favore della pericolosa soluzione dei due Stati per i due popoli, fischiati e boicottati. Perché? Perché sono ebrei e israeliani. Un connubio sconveniente in questo 2024 all’insegna dell’odio e dell’ipocrisia. Persino l’accademia israeliana è stata boicottata: decine di università sparse in tutta Italia sono state occupate per lunghe settimane da chi ha seminato odio, ma si è proclamato diffusore di pace, e ha chiesto di tagliare tutti i ponti accademici con università illustri quali quella di Gerusalemme, di Haifa e di Tel Aviv. Israele non va bene mai.

Non va bene quando viene attaccata e non va bene quando si difende. Non va bene quando inventa medicine salva vita e non va bene quando diffonde app di ultima tecnologia. Non va bene quando scrive i libri e non va bene quando parla di pace. Ora non va bene nemmeno quando impersonifica i cattivi nelle favole Disney. Altro che mela avvelenata. Si salvi chi può.

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