Il politicamente corretto fa nera pure la serie Harry Potter e sul web scoppia il putiferio. A far traboccare il vaso delle polemiche, divampate sui profili social della produzione HBO, è stato l’ultimo annuncio, legato proprio ai tre piccoli protagonisti della saga: Dominic McLaughlin, nei panni del maghetto, la moretta Arabella Stanton, di origini caraibiche, chiamata a interpretare Hermione Granger e il rosso malpelo Alastair Stout nel ruolo di Ron Weasley.
Tre bambini assolutamente amabili la cui designazione, fra una ciurma di almeno 10mila pre-teen, ha mandato su tutte le furie la fan base storica della saga che già ribolliva da almeno un mese, da quando cioè per il ruolo dell’ex bianco cadaverico Severus Piton, insostituibile professore di pozioni magiche (che nel film aveva il volto dell’attore britannico Alan Rickman, scomparso nel 2016) è stato scelto l’attore sempre britannico, ma di origini ghanesi, Paapa Essiedu. A far esplodere una nuova ondata di violento odio social (al punto che HBO ha dovuto chiudere i commenti) è stata stavolta la palese incoerenza etnica del personaggio di Hermione originale con quello designato per la versione seriale. Inaccettabile, secondo i conservatori puristi, che la ragazzina - nel film interpretata da Emma Watson possa prendere ora le fattezze di una moretta nel cui sangue scorre l’anima latinoamericana.
Praticamente qualcosa di simile all’innesco di una miccia esplosa contro l’ondata (invero del tutto senza senso) di blackwashing mischiata con uno spruzzo (fin troppo evidente) di ideologia woke di cui la produzione HBO sta infarcendo il cast della nuova produzione che, stando alle previsioni, dovrà durare - proprio come la originale saga cinematografica – circa dieci anni.
Un tempo lungo, nel quale i nuovi protagonisti avranno tempo per farsi amare o detestare ben oltre le strumentali polemiche preventive di questi giorni. Intanto, però, quando ancora non si è vistanemmeno una scena del reboot in uscita non prima del 2026, a farla da padrone, restano gli scontri ideologici.
Nient’altro che la solita solfa, in verità, con il punto di vista “progressista” che pretende a tutti i costi di rappresentare il meltin pot culturale, anche laddove i ruoli erano ben definiti, contrapposto a quello di attentissimi spettatori-lettori che invece non ammettono alcuna interpretazione diversa da quella originale della scrittrice Rowling, chiamata più volte in causa proprio contro il nuovo Piton che tra le sue colpe si sarebbe macchiato anche del peccato di aver firmato un appello in difesa delle persone transessuali. Una pistola fumante sulla totale indegnità del personaggio che gli indignati fan di Harry Potter della prima ora avrebbero voluto far pagare a Paapa Essiedu addirittura con un licenziamento firmato di suo pugno dalla Rowling che, ormai da anni, oltre che come scrittrice autrice della saga fantasy, è anche considerata la profetessa anti gender e nell’ambito della serie è produttrice esecutiva.
Fortunatamente è stata proprio la Rowling a gettare un po’ di acqua sul fuoco dichiarando apertamente di non avere il potere di cacciare alcun attore dal set della serie per idee contrarie alle sue. Un auspicabile ritorno al pensiero di Voltaire che speriamo possa stemperare i bollori attorno a una serie che sicuramente potrà avere portate epocali ma non al punto di mettere nel mirino una bambina o di voler attuare una sorta di sostituzione etnico-narrativa inutile, anzi, addirittura dannosa e contraria alla vera inclusione sociale che non ha bisogno di forzature ma di educazione e rispetto.