Altro che fascista, altro che razzista. Mogol, intervistato dal Corriere della Sera, smonta con poche battute decenni di luoghi comuni su di lui e su Lucio Battisti, il cantante più amato nella storia della musica italiana. E forse, proprio per questo, spesso accusato dall'intellighenzia di essere "poco di sinistra", quando non di destra con tutto quello che ciò comportava e ancora oggi comporta.
"Sono socialista, ma ho votato a destra", spiega Giulio Rapetti, il vero nome del paroliere che in carriera ha scritto per tutti i più grandi interpreti della musica leggera. Lo hanno sempre definito un conservatore, un reazionario. Ma la verità, come ha scritto anche nella sua autobiogradia Senza paura, in uscita ora per Salani, è opposta: "Io sono un socialista. L’ultima volta, però, ho votato a destra", ammette, conquistato da Giorgia Meloni e da alcune conoscenze e convinzioni personali.
Mogol si definisce "un moderato": erco di riflettere, non voglio essere vittima di nessuna reazione. Sono grande amico di Gasparri e Tajani. Sono persone buone, con criterio, fanno la carità. Mi piacciono". Anche per questo a settembre aveva partecipato alla festa di Fratelli d'Italia: "Ci sono andato per amicizia, non per convenienza".
Fondamentalmente, non gradisce le ipocrisie. Per esempio, quelle del mondo progressista sull'immigrazione clandestina: "Certo che bisogna aiutare chi ha bisogno, ma non possiamo accogliere tutto il mondo". Per lo stesso motivo, ha appoggiato la politica di Meloni e Piantedosi sul piano Albania: "Non ci vedo niente di male. Sono luoghi in cui persone che altrimenti morirebbero, mangiano e lavorano. L’Albania ci guadagna e l’Italia fa del bene".
Con Mogol è stato inserito nel libro nero dei radical chic anche il suo vecchio sodale Battisti. Anche a causa di una polemica surreale sulla copertina delle "braccia tese" del cult Il mio canto libero, giudicata proprio per quello un riferimento fascista. Parole in liberà, pure illazioni. "Lucio non credo abbia mai votato. Non gli interessava la politica. Durante una cena con Craxi, mentre parlava di aneddoti di palazzo, Battisti si girò verso la moglie e disse: 'Ahò, ma è mejo de Dallas!'. Lo accusarono di essere neofascista, ma poco dopo la polizia trovò la sua discografia nel covo delle Brigate Rosse. Questo spiega quanto c’entrasse con la politica".