Da grande artista qual è stata, Ornella Vanoni ha sempre avuto un rapporto tumultuoso con il denaro. E da grande auto-ironica, non lo ha nemmeno mai nascosto. Anzi, ci ha scherzato su più volte.
Con 60 anni abbondanti di carriera ad altissimo livello, la cantante milanese morta la sera di venerdì 21 novembre a 91 anni si era guadagnata da tempo la fama di "Signora della musica italiana". Oltre cento lavori pubblicati tra album da studio, registrazioni live, raccolte e best of. Attività televisiva che si era fatta ancora più frequente con il passare degli anni, basti pensare alle sue ospitate fisse a Che tempo che fa da Fabio Fazio, rendendola una autentica icona anche per le generazioni più giovani e "lontane" dal suo pur eterno repertorio, la bellezza di 55 milioni di dischi venduti e migliaia di concerti (l'ultimo nel giugno del 2024, nella suggestiva cornice delle Terme di Caracalla). Insomma, diventa difficile immaginarla senza una "lauta pensione", per così dire. Eppure il suo patrimonio, nonostante i grandi guadagni raccolti nei decenni, non era certo faraonico.
I soldi, aveva ammesso lei stessa, "li ho sempre persi tutti. Hanno scritto che ho un patrimonio di 118 milioni di euro, più di Miuccia Prada. Se fosse vero non sarei qui con lei, sarei a nuotare in un’isola del Pacifico". E il motivo è presto detto. "Un po’ perché mi fregavano: a fine tournée talora mi davano solo una parte di quel che mi spettava; sapevano che non avrei controllato. E un po’ per un senso di solitudine. Ero sempre da sola nelle mie scelte; e gettavo via il denaro. Compravo una casa, la arredavo, poi vedevo che nessuno veniva a trovarmi, neppure mio figlio, e la rivendevo, magari a metà prezzo".
La sua "tana" è sempre stata Milano. L'ultima sua abitazione a Brera, il salotto della città. "Dovevo cambiare casa e l'ho comprata in fretta e furia appena rientrata da New York. L'aveva trovata la mia assistente. Quando l'ho vista, sebbene tanto più piccola di quella in cui abitavo prima, ho capito che mi stava aspettando". Arredata con alcune chicche: "Soltanto alcune opere che mi hanno regalato i miei amici artisti mi seguono, come lo spezzone di Pomodoro, che è venuto a controllare di persona che fosse collocato nel modo giusto, le sculture di Melotti, i pulcini in vetro di Murano di Alessandro Pianon che avevo comprato all'asta negli Stati Uniti e che erano nella mia casa di Venezia".




