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Jodie Foster divora il film (come sempre)

di Giorgio Carbonelunedì 15 dicembre 2025
Jodie Foster divora il film (come sempre)

2' di lettura

Lillian Steiner (Jodie Foster) è una psicanalista americana da molti anni installata a Parigi. Dove ha preso marito (sono separati, ma i rapporti son rimasti buoni). Dove ha avuto un figlio (rapporti radi e litigiosi) e un nipotino (che non ha il coraggio di tenere in braccio). Nel lavoro ha avuto successo, nel suo studio vanno e vengono nevrotici di ogni specie. Una delle clienti (una bella bionda di professione musicista) un giorno muore. Suicida, pare. E la cosa prende in contropiede Lillian. Il rapporto medico-cliente era di normale amministrazione.

Possibile che non si sia accorta di nulla in tante sedute? La tragedia costringe Lillian a farsi un esame di coscienza, a rivedere tutta la sua vita parigina. E tutti i molti sbagli. Si riavvicina al marito e al figlio. Si sottopone lei stessa a una cura psichiatrica (una seduta di ipnotismo, da cui ricava il feroce sospetto di aver nutrito un rapporto saffico con la defunta). Scava scava nel suo inconscio, Lillian arriva alla conclusione che la colpa del suicidio non è sua. Per il semplice fatto che suicidio non è stato. Si tratta infatti di un omicidio. Chi è stato? Dapprima Lillian sospetta della figlia, una ragazza che con ogni evidenza ha le sue brave turbe.

Poi dirige i suoi sospetti sul vedovo. Quando il suo studio è razziato nottetempo, Lillian non ha quasi dubbi. L’uomo è venuto a casa sua a cercare le registrazioni dei colloqui della moglie con la dottoressa. Si mette a seguire il sospettato, che per la verità ha un comportamento che fa di tutto per innescare i dubbi. In questa caccia al colpevole, Lillian trova un aiuto (in realtà più divertito che efficiente). Una volta scelta la via dell’indagine poliziesca, il film prende una bella accelerata e conduce fino in fondo le due linee narrative parallele: lo scioglimento dell’enigma e la caccia di Lillian ai suoi vecchi fantasmi.

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Un film come Vita privata è fra quelli che si seguono con la costante paura che la regista abbia da un momento all’altro la fregola di fare l’opera d’autore. Quando viene la fregola, di solito il metteur en scene perde il filo del discorso e chi ci rimette è lo spettatore di gialli. Ma non succede. E se non succede è perché la francese Rebecca Zlotowski ha azzeccato dannatamente bene la scelta dell’interprete principale. Non dovrebbe stupirci.

Da tempo Jodie Foster ci ha abituato a divorarsi i suoi film, a farci seguire i suoi personaggi qualunque cosa succeda. Beh, quel che succede a Lillian ci importa fin dalla primissima scena. Dalla prima battuta che è una parolaccia in inglese («shit»). Perché Lillian è un’americana a Parigi che da oltre vent’anni si esprime solo in francese. Tranne quando sacramenta. Come succede a quasi ogni essere umano.

VITA PRIVATA. Con Jodie Foster, Daniel Auteuil e Virginie Efira. Regia di Rebecca Zlotowski. Produzione Francia 2025. Durata: 1 ora e 43 minuti.

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