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Fulvio Abbate, come si è ridotto l'intellettuale anti-Cav: nella casa del Grande Fratello Vip

Francesca D'Angelo
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Santo cielo. Di nuovo. Anche per questa edizione del Grande Fratello Vip, tra la lista dei concorrenti presunti-probabili-ma poi certi (l'elenco è ufficioso ma pare sia attendibile) spunta il nome di un uomo di cultura. Se l'anno scorso a tentare la grande avventura nella casa era stata Barbara Alberti, ora sarebbe il turno dello scrittore Fulvio Abbate. Pure lui si vorrebbe fare rinchiudere, per mesi e mesi, nella Casa. Pure lui, probabilmente, lo farà al grido di: «Promuoviamo la cultura». A questo punto sorge una domanda spontanea: perché ci si ostina a volere una "quota intellettuali" al Gf? Perché questo accanimento terapeutico nel voler rianimare la cultura morente dello spettatore? La buttiamo lì, perché in fondo noi non siamo nessuno, ma forse chi guarda i reality non è che sia proprio interessatissimo alla materia.

 

Partiamo da un principio molto prosaico ma cruciale: ogni genere televisivo, dal quiz al talent show, ha il proprio codice narrativo. Con questo termine si intende l'insieme di meccanismi, riti e linguaggi che caratterizzano un filone, distinguendolo dagli altri. Nella fattispecie, il reality si gioca tutto attorno al girone infernale di nomination, televoto ed eliminazioni, sposando un tono leggero, spesso scacciapensieri (eufemismo), che non disdegna incursioni nel trash. Se il programma è ben scritto, è un genere che ha un proprio senso di esistere ma è chiaro che nasce, vive e si sviluppa in modo diametralmente opposto a Superquark. Non a caso il pubblico di Piero Angela non è esattamente sovrapponibile a quello di Alfonso Signorini. Ora, voler avvicinare il più possibile questi due mondi è un po' azzardato, se non insensato. È come se si volesse vendere una fornitura di vino a degli astemi, o carne ai vegani: l'articolo non interessa. Ma ammettiamo che, con l'arrivo di Signorini, il sacro fuoco dell'Arte abbia iniziato a bruciare nel cuore degli spettatori di Canale 5. Immaginiamo che siano tutti in attesa di citazioni colte, spiegazioni illuminate sulla letteratura e approfondimenti di alto spessore: nella Casa c'è margine per fare tutto questo? Temiamo di no, perché il famoso codice di genere impone ai concorrenti un certo stile: varcando la soglia di quella porta rossa, Abbate accetta di stare al gioco. Ossia alle polemiche su chi lava i piatti, alle gelosie tra concorrenti, agli sgambetti biechi. Potrà fare e dire ben poco.

 

 

 La riprova arriva dalla stessa Barbara Alberti: gli autori e la produzione del Gf Vip l'hanno trattata con i guanti, come si conviene nei riguardi di una signora del suo calibro. A sua volta Alfonso Signorini ha sempre avuto parole di stima e apprezzamento per lei, valorizzandola a ogni occasione. Alla fine però il trash l'ha travolta comunque: la grande Barbara non ha brillato come ci si aspettava, spesso era arcigna e insofferente e, al di là di qualche citazione che è diventata meme, non ricordiamo nessuna sua imperdibile lezione. Il Gf Vip ha sicuramente tratto beneficio dalla presenza della Alberti (è una concorrente che destava curiosità e quindi ascolti) ma si può affermare anche il contrario? E il pubblico, da questa partecipazione, cosa ha imparato? Vediamo se Fulvio Abbate riuscirà a fare meglio. A riprova della sua partecipazione è sbucata anche una foto sui social: il volto è coperto ma le emoticon del gagliardetto e del fantino rimanderebbero al suo titolo di Cavaliere dell'Ordine al merito della Repubblica italiana.

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