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Otto e Mezzo, odio mai visto contro Meloni: dove si è spinta Lilli Gruber

Claudio Brigliadori
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Sconcerto, stupore, impreparazione "intellettuale" a capire la portata epocale dell'evento. Giorgia Meloni è diventata premier da poche ore e a Otto e mezzo, su La7, nessuno riesce ancora a sbilanciarsi. Per dire, Massimo Giannini accenna a uno scolastico «reminiscenze di Ventennio» riferendosi ai nomi dei Ministeri, dalla Sovranità alimentare a quello del Mare, per finire con Istruzione e Merito.

 

Alla fine, per bastonare Giorgia, Lilli Gruber deve ricorrere all'arma-fine-di-mondo, l'uomo che non si ferma davanti a nulla, soprattutto l'evidenza. E volendo celebrare al meglio una giornata che nel calendario politico è destinata a venir segnata con il cerchietto rosso (pardon, nero, visto da sinistra), chi meglio di Tomaso Montanari? La garbatissima penna del Fatto quotidiano ha definito a caldo il governo Meloni «di infimo livello». Non basta, serve di più. «È un governo che non ha nemmeno un nome noto non dico fuori d'Italia, ma fuori dai corridoi della politica. È un governo di parenti e consigliori, più che Fratelli d'Italia sembra Fratelli di Crozza: Casellati, Santanchè, Musumeci». Salvini «ha avuto quel che voleva, a partire sostanzialmente dal Viminale». 

 

Impegnati di più: «Alla lobby dei mercanti d'armi la Difesa, che tanto valeva chiamarlo Ministero della Guerra. Agli stabilimenti balneari il Turismo». Il professore sta carburando: «Sovranità alimentare? L'autarchia... Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Istruzione e merito, qui c'è l'alleanza del peggio, un fascio-liberismo. La famiglia a chi odia i gay (la ministra meloniana Roccella) e la natalità. «Ma la natalità dei bianchi, perché quella dei neri non va bene?». Un ultimo sforzo: «Io lo trovo un governo estremista e pericoloso, sicuramente un governo di bassissimo livello culturale». Due minuti e 11: record del mondo di odio. 

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