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Massimo Giannini senza vergogna: se pesti un agente di polizia...

Massimo Giannini

Ignazio Stagno
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Il codice penale? Lo riscrive il direttore de La Stampa, Massimo Giannini a Otto e Mezzo, il talk show di Lilli Gruber su La7. Come sempre molto preso nell’attaccare la Meloni sul fronte migranti, per difendere il principio delle “porte aperte” Giannini va oltre e depenalizza alcuni reati. «Vi racconto una mia esperienza personale. Ho visitato - afferma il direttore del quotidiano di Torino - il carcere di San Vittore a Milano. Ho visto con i miei occhi il settore dei detenuti “critici”», questa è la premessa.

 

 

Poi arriva la bordata: «Lì ci sono diversi detenuti, ragazzi, immigrati, irregolari e clandestini. Ma sono ragazzi che sono lì per non-reati come ad esempio la mancanza di documenti o resistenza a pubblico ufficiale». Insomma, arrivare in Italia senza documenti e insultare o picchiare un agente a quanto pare per il “codice-Giannini” non costituisce reato. Eppure quei detenuti sono a San Vittore perché dalla procura un giudice ha ritenuto giusto, legge alla mano, prevedere misure cautelari. Pur di attaccare la Meloni si usa anche la rivisitazione del codice penale.

 

 

L’ultima spiaggia di una sinistra alla frutta. Fuori dai “giornaloni” che si occupano di tenere alta la linea del governo “disumano”, ci ha già pensato Nicola Fratoianni a carezzare la testa di chi alimenta gli sbarchi sulle nostre coste. Solo qualche giorno fa a L'Aria che tira ha avuto il coraggio di «depenalizzare» pure i reati degli scafisti: «Sono ragazzini in mare, non sono il cuore della tratta degli esseri umani». Va bene la critica, ma almeno lasciate in pace le procure, il codice penale e quelle leggi che ancora funzionano nel nostro Paese. 

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