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Italo Bocchino zittisce la Di Cesare: "Si candidi lei, così perderà"

Claudio Brigliadori
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In Spagna, in fondo, sono tutti un po’ post-franchisti. Sembra quasi una citazione di Luca Carboni ma sono parole e musica di Italo Bocchino, protagonista di un vivace confronto ravvicinato con Donatella Di Cesare a DiMartedì, su La7. Convitato di pietra è Santiago Abascal, il leader del partito di destra spagnolo Vox che sarà ospite di Giorgia Meloni ad Atreju. Il verde Bonelli alla fine ha rinunciato a partecipare alla festa di FdI proprio per colpa di Abascal, che del premier socialista Sanchez ha detto: «Verrà il momento in cui lo impiccheranno per i piedi».

«Sono post-fascisti», attacca la professoressa, secondo cui la premier italiana «disegna un’Europa che per me è veramente inquietante, perché da una parte lei ha praticamente negato il fallimento della controffensiva ucraina, ha detto che l’Italia continuerà ad appoggiarla e contemporaneamente ha parlato di un allargamento dell’Europa a Moldova e Ucraina, questo per me è molto preoccupante». Il cortocircuito a sinistra è totale: «C’è un’Europa della pace, un’Europa democratica, oppure c’è un’Europa che si prepara a una guerra? - domanda la Di Cesare - Perché noi questo non lo vogliamo, non vogliamo il post-fascismo, non vogliamo un presidente del Consiglio che da una parte tratta con l’Europa e dall’altra tratta con Abascal che è un leader post-franchista, un nostalgico della dittatura franchista, che è stata una delle dittature più sanguinose dell’Europa».

 

Ribatte Bocchino: «Lui prende voti, se si candida lei contro Abascal non credo che vinca». Quindi un veloce ripasso di storia: «Tutti gli spagnoli sono post-franchisti perché sono arrivati dopo Franco. E il partito di Abascal nasce da una scissione del partito popolare, questo lei lo sa?».

 

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