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Paolo Mieli e i tre indizi da Mosca: "Traduco, Zelensky va ucciso"

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Il capo dei servizi segreti russi parla di "rappresaglia per i fatti di Mosca", secondo il Cremlino "i terroristi sono stati addestrati direttamente da Kiev" e l'obiettivo di puntare contro la capitale dell'Ucraina viene definito "oggi legittimo". 

Un quadro angosciante, quello dalla Russia, vissuto praticamente in diretta a L'aria che tira, su La7. E Paolo Mieli, ospite in studio di David Parenzo, sintetizza alla perfezione il quadro che si è venuto delineando: "Traduco? Zelensky va ucciso".

 

 

 

"Loro sentono la debolezza, il vertice europeo è stato comico per non dire triste, si rimpallano, non hanno le armi, non sanno dove mandarle, dicono faremo nuove sanzioni...", chiosa l'editorialista ed ex direttore del Corriere della Sera. "Sono venuti meno gli Stati Uniti, Biden si è doppiamente impantanato sia sulle armi in Israele sia su quelle in Ucraina, una fine di mandato confusa, non coerente. Oppure sente quello che sento io, si è fatto condizionare dal clima sui social. Anche se questo clima c'è già stato in passato, spesso durante la Guerra fredda, periodi lunghi anche un anno e mezzo, due anni. Poi tutto è rientrato perché alla fine i buoni vincono". 

 

 

 

In questo scenario, Parenzo aggiunge un altro tassello al mosaico di tensione che si respira sul fronte orientale dell'Europa: "Sappiamo che da questa mattina ci sono più di 100mila soldati accorsi lungo il confine polacco e pochi minuti fa la Polonia ha detto che stanno valutando la possibilità di abbattere i missili che dalla Russia volano verso il territorio della Nato". 

Guarda il video di L'aria che tira

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