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DiMartedì, Meloni sulla jeep? La nevrosi collettiva delle "Sturmtruppen" in studio

Andrea Tempestini
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Le Sturmtruppen nate dal genio di Bonvi, 29 anni dopo l’ultima striscia, le ritroviamo nello studio di Giovanni Floris, a DiMartedì. Quella del vignettista era satira bellica, i protagonisti le sgangherate truppe d’assalto della Germania nazista, soldati tedeschi che parlavano un irresistibile italiano “storpiaten”. Ma quella delle truppe radunate da Floris non era satira (men che meno nazista, nota bene). O almeno non era satira volontaria.

Un lungo segmento della trasmissione è stato infatti monopolizzato da «Giorgia Meloni sulla jeep», la sfilata in occasione del 163esimo anniversario dell’Esercito (d’altronde, le Sturmtruppen non possono che combattere contro altre forze armate). Nulla di strano su quella jeep, così fan tutti (i premier), lo ha mostrato anche Crosetto con una serie di foto. Eppure a sinistra sono impazziti: nostalgica! Fascismo! Ducetta! Il non plus ultra dell’ammattimento, appunto, eccolo da Floris.

Vi proponiamo una breve rassegna della nevrosi collettiva. Si parte dal “sergenten” Massimo Giannini: «La prima impressione è positiva. Cavolo, finalmente una donna premier.
Ma se mettiamo tutto insieme, questa iconografia unita all’azione politica, un filo di inquietudine la mette. Siamo a quella che definisco la capocrazia, la celebrazione della donna sola al comando», si incupisce Giannini, forse intimorito dalle fanfare e dal rullar di tamburi che accompagnava la parata.

Poi si inserisce il “tenente novellinen” Elisabetta Piccolotti, più prosaicamente lady Fratoianni, che da buona Sturmtruppen vede su quella jeep gli alleati del tempo che fu, i fascisti (dai quali è pero terrorizzata). «Mi ricorda tante altre immagini – sospira -. Tante altre immagini che annunciavano venti di guerra». Ci siamo: caricare i moschetti! Aprire il fuoco! «Quel video mi inquieta, fa davvero impressione».

Scorge nubi nere all’orizzonte anche la “eroiken portaordini” Chiara Appendino, deputata grillina che fedele al suo “uffizialen superioren”, Giuseppe Conte, ne rilancia il verbo anti-bellicista. Si parla – sempre – della jeep. «Cosa ci vedo? Un premier che vuole mostrarsi amica del popolo» e che però, «in verità è amica delle lobby delle armi che finanzia». Siamo all’odore del napalm.

 

 

Ultimo capitolo. Il “capitanen” Giovanni Floris si sbilancia e parla di una Meloni «spavalda e fiera», ricorda che su quella jeep «ci sono andati tutti, ma il suo è un atteggiamento evidente» (quale?). Poi chiede al “fiero alleaten Galeazzo Musolesi”, il più estremo, ovvero Carlo Rossella, «che immagine vuole costruire il premier?». «Mi sembra Evita Peron nei tempi migliori. Ha tutte le caratteristiche della populista sudamericana», alza l’asticella il “fiero alleaten”. «Vuole costruire l’immagine della Ducia, si vede quel cipiglo da dittatrice. Già stare sul jeeppone, appoggiata in quale modo (quale?, ndr), guardandosi attorno con circospezione, come se ci fosse un terrorista pronto a spararle... mi sembra davvero caricaturale». Le Sturmtruppen passano e chiudono. Noi ringraziamo di cuore per le risate che, pur senza il compianto Bonvi, ancora riescono a regalarci.

 

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