Non è un programma banale, Money Road. Le ambientazioni esotiche potrebbero ricordare l’Isola dei famosi o Pechino Express, ma il meccanismo del format (adattato) è più sottile. Si parla addirittura di esperimento sociale, espressione che usavano nel 2000 quando nacque il primo, glorioso Grande Fratello.
Questo “cammino per i soldi” ha la voce narrante di Fabio Caressa, iconico commentatore calcistico, per la prima volta caposquadra di un programma non sportivo: dodici persone non famose, di diversa età ed estrazione, fanno parte di un gruppo che ha la missione di trascorrere 14 giorni nella giungla malese in condizioni avverse: caldo disumano, sole a picco, zaino di dodici chili sulle spalle, solo riso e fagioli da mangiare, zero caffè, zero letti, zero bagni. Prima puntata domani su Sky e in streaming su Now; montepremi finale totale è 300 mila euro, da dividere.
Peccato che lungo il cammino spuntino “tentazioni”: se cedono ad esse, i concorrenti perdono soldi, li fanno perdere a tutto il gruppo. Per esempio: vuoi la moto che ti trasporta lo zaino pesante fino alla prossima tappa? Perdi 500 euro. C’è chi, abituato alla fatica, magari lo sportivo o la sportiva, si arrabbia se il giovanotto milanese abituato alla comodità di farsi servire e riverire.
SCONTRI E SOLIDARIETÀ
L’egoismo personale, che a volte è semplice fatica, malessere, si scontra con gli interessi della squadra. I caratteri diversi confliggono. «A me la sofferenza dà la carica», dice la sportiva mentre il giovanotto racconta: «Io spendo tutto il mio stipendio in taxi!». Altra tentazione allettante: nel mezzo della calura, spunta un hotel con aria condizionata, letti soffici, colazione, frigo bar. Alla modica cifra di duemila euro a letto. C’è la signora siciliana, madre di sei figli, che senza confrontarsi con il gruppo decide di concedersi il materasso comodo. Apriti cielo. C’è chi si inalbera, giustamente, poi va ad accucciarsi in tenda dopo aver cenato tristemente a riso e fagioli.
Giorno 2. La solita rompiscatole, quella che ama il sacrificio, è tutta contenta perché riesce a convince la truppa a rinunciare alla tentazione che trova per strada: al caffè da 150 euro e al cappuccino da 200 euro. Ci sono tensioni, visioni diverse della vita e dei soldi, ma anche momenti di unione e solidarietà. Per esempio, quando il gruppo, compatto, sceglie di non cedere alla tentazione del sentiero breve per incamminarsi in quello lungo, faticoso, pieno di insettacci: il lusso sarebbe costato 5000 euro. «È un’interessante tensione tra altruismo e individualismo. Sono nella giungla malese, ma è un non luogo. Il format è innovativo», dichiara Antonella d’Errico EVP Content Sky Italia Sky commentando il format che in origine si chiamava Tempting Fortune. «Noi italiani siamo molto bravi a riadattare e vitalizzare format tv e renderli più caldi», aggiunge Ilaria Dallatana, CEO di Blu Yazmine, casa di produzione che ha scovato l’idea. «C’è un cast di persone comuni, che noi produttori noi agognamo da tempo; il racconto è privo di orpelli. Il conduttore nella versione originale è marginale, qui la sua presenza è dosata ma significativa».
Caressa, abituato alle metafore sportive, spiega di aver lavorato appoggiandosi su un dream team, una squadra d’oro: «Mi sono sentito con spalle coperte. Dal programma non emerge un giudizio morale: ci sono scelte e conseguenze. Se fossi stato un concorrente sarei stato un po’ paraculo: senza giudizio verso chi cede alle tentazioni, comprensione verso chi ragiona diversamente da me. Il format è una metafora della vita».