Ai piedi del Boss. Fabio Fazio a Che tempo che fa intervista Bruce Springsteen, uno degli ultimi grandi rocker "generazionali" della musica mondiale, e trasforma il faccia a faccia in un comizio politico contro "le destre" al potere, da Donald Trump a Giorgia Meloni. E mentre la leggenda del New Jersey parla, al conduttore del Nove non resta che annuire convinto e soddisfatto.
"È un momento dove non si può non avere dei dubbi. Non so dove stiamo andando, però questo Paese per 250 anni ha combattuto per la libertà, è stato il segno della speranza, del credere, è un esempio, speriamo, di democrazia positiva per la maggior parte dei Paesi del mondo", attacca subito Springsteen in collegamento, insieme a Jeremy Allen White, l'attore che lo ha interpretato nel biopic Springsteen: Liberami dal nulla" in uscita il 23 ottobre. Le riflessioni dell'autore di The river, Thunder Road e Born in the Usa sono quelle di un signore ormai maturo, ancora convinto elettore democratico e sostenitore del sogno americano (che ha spesso "picconato" con il suo immenso canzoniere
"Naturalmente - aggiunge - abbiamo fatto molti, molti errori, però abbiamo sempre cercato di fare del nostro meglio. Io credo che il nostro cuore sta nel luogo giusto e non abbiamo mai avuto una storia di autocrazia. Visto che ho dei figli, credo che la situazione cambi e allo stesso tempo cercherò di fare del mio meglio lavorando, cercando naturalmente, con la mia piccola influenza, di far sì che le cose cambino".
"Non so se sia una questione di coraggio, è stato comunque interessante. E quelli sono stati gli anni nei quali davvero io ho affrontato una transizione dal punto di vista della mia salute mentale e della vita in generale. E poi ho anche inciso Nebraska, che è uno dei miei album preferiti e non volevo fare un album musicale normale. Quindi, abbiamo scelto di raccontare solo qualche anno della mia carriera e della mia vita perché volevamo concentrarci principalmente su due aspetti fondamentali per me, ovvero dramma e musica", ha spiegato invece riguardo al film che racconta la fase sparti-acque della carriera e della vita di Springsteen, quella cioè dopo il grande successo (di critica e di pubblico) degli anni Settanta e prima di diventare una popstar planetaria con Born in the Usa a metà anni Ottanta.
Il film segue la realizzazione dell'album Nebraska, intenso e acustico, lontano dai muscoli e dall'enfasi del rock "classico" del Boss. Inciso con un registratore a quattro piste nella sua camera da letto in New Jersey, l'album ha segnato un momento di svolta nella sua vita ed è considerato una delle sue opere più durature: un album acustico puro e tormentato, popolato da anime perse in cerca di una ragione per credere. A partire dal Boss, che si è servito della musica per affrontare i traumi del passato dovuti al rapporto difficile con il padre. Non un biopic tradizionale, ma un ritratto di un uomo dietro il mito, in tutte le sue fragilità. "È stata un'esperienza profondamente emotiva vedere il riflesso della mia famiglia sullo schermo", racconta l'artista americano.
Per il film "è stata ricostruita la casa di mia nonna, in Virginia, dove sono cresciuto. Un luogo che rivedo nei miei sogni almeno due volte l'anno. Al di là dei conflitti, quegli anni ti restano addosso per sempre. Riuscire a riviverli in questo modo è stato meraviglioso", conclude.
“Non abbiamo mai avuto una storia di autocrazia. Cercherò di fare del mio meglio per fare in modo che le cose cambino”.
— Che Tempo Che Fa (@chetempochefa) October 19, 2025
- Le parole sull’America di Bruce Springsteen a #CTCF pic.twitter.com/ljsoLSsKqX