Bruno Vespa è l’ospite d’onore dell’ultima puntata di “Quarta Repubblica”, programma di approfondimento di Rete4, condotto da Nicola Porro. Si parla di magistrati e di riforma della Giustizia ed il signore di “Porta a Porta” si dimostra favorevole all’ormai famosa separazione delle carriere, snodo principale della nuova proposta. Vespa rivela anche di averne parlato direttamente con il Guardasigilli e, rivolgendosi ad uno degli altri ospiti, cioè Stefano Musolino, procuratore aggiunto di Reggio Calabria e segretario di Magistratura Democratica, commenta così: “L’ho detto prima al ministro Nordio, i magistrati sono in grado di mandarmi all'ergastolo e non sono in grado di sedere in un consiglio? La prego, la prego, solo le correnti riescono a capire quali sono i migliori”.
Vespa, poi, porta alcuni esempi del passato: “Il problema fondamentale è che questa è una riforma monca, monca, perché tutti i magistrati, qualunque cosa abbiano fatto, i magistrati che hanno fatto delle cose meravigliose e i magistrati che hanno rovinato tanta gente, fanno tutti la stessa carriera, arrivano tutti al massimo della carriera. Un magistrato del caso Tortora, non solo come tutti gli altri è arrivato al massimo della carriera, ma è stato pure eletto all'interno del consiglio superiore della magistratura, quindi la crema della magistratura. Ma questo ti pare giusto? Tutti gli altri pagano, se un medico fa operazioni sbagliate a un certo punto lo fermano”.
Pd & C. ci provano: futuro di Giorgia legato al referendum
La sfida in vista del referendum confermativo della riforma della Giustizia firmata dal ministro Carlo Nordio e iniziata...Sul tema delle intercettazioni, infine, Vespa gradisce dei paletti e, sempre rivolgendosi a Musolino, spiega: “Lei difendeva un suo collega per una conversazione confidenziale, quante conversazioni confidenziali indebitamente intercettate alla fine hanno portato alla forca tanta gente. E su questo io sono completamente dalla sua parte”. Secondo un sondaggio effettuato da Youtrend per SkyTg24 al momento il sì per confermare la riforma della giustizia vincerebbe con il 56% sul 44% nel referendum. Un notevole aumento, perché a luglio i sì erano avanti di appena due punti, 51% a 49%.




