Roma, 16 ott. (Adnkronos) - Il colpo d'occhio a sipario alzato è dato dalle sedie di ogni foggia, colore, stile ed epoca che, collocate su due ordini dietro porte trasparenti, fanno da cornice a 'L'Avaro' di Moliere, nella versione firmata dal regista Claudio Di Palma, che ha debuttato ieri sera al teatro Quirino di Roma dove resterà in cartellone fino al 27 ottobre, con Lello Arena nei panni del protagonista, affiancato da una compagnia di giovani attori. L'intento esplicito è di sottolineare come il 'vizio' dell'avarizia non si sia mai spento dal secolo di Moliere fino ai nostri giorni e resta dunque un discorso attuale da affrontare e proporre alla platea. Nel caso specifico, narrando l'eterna storia di Arpagone, la sua taccagneria spinta fino all'estremo: con se stesso, con i figli, con la servitù, con gli ospiti; il terrore di vedersi trafugata la sua preziosa cassetta, che contiene tutti quegli averi di cui "la gente parla" ma di cui lui ovviamente fa di tutto per smentirne la stessa esistenza. "Quando ci si appresta a preparare l'ennesimo allestimento di una commedia classica - si spiega nelle note di regia - è sempre lecito porsi la domanda sul suo perdurante valore e sull'interesse nei suoi confronti, sia degli artisti che del pubblico. In questo caso, il mondo intimamente corrotto che si articola intorno al vizio capitale dell'avarizia è di straordinaria e persistente contemporaneità. E i personaggi sembrano attraversare le epoche, come se la tela si aprisse nel Seicento e calasse nel Duemila, in una successione di stili che si snoda nella immutabilità della trama originaria".