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Juventus, il commento di Fabrizio Biasin: con Allegri e senza Conte, addio al sogno Champions League

Giulio Bucchi
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Quel mattacchione di Cesare Lombroso giudicava i criminali in base ai tratti del volto e alle caratteristiche anatomiche. Ebbene, se esistesse un alter ego pallonaro, oggi sentenzierebbe: «Allegri è il più grande colpo di mercato di Roma, Napoli, Fiorentina, Milan e Inter». Chiunque, dopo Antonio Conte, sarebbe nel guano fino al collo prima ancora di iniziare, ma Allegri di più. Ereditare la panca del biondino leccese significa avere più autorità di lui. E Allegri non ce l'ha. Più senso tattico di lui. E Allegri non ce l'ha. Quantomeno più juventinità di lui. E Allegri certo non ne ha. La verità è che Max ha solo due cose in più rispetto a Conte: la capacità di dire sempre sì a chi lo gestisce e una miglior resistenza alle critiche dei media. Tradotto: Allegri non è permaloso e accetta tutto, anche di rinunciare a Thiago Silva e Ibra o al rinnovo del contratto pur di mantenere il sedere al caldo. Tutti questi plus possono piacere al club degli Agnelli e degli Elkann, abituati a ordinare più che a collaborare, non certo ai tifosi innamorati di Antonio e del suo essere bianconero “dentro”. Loro, trafitti da un 15 luglio che passerà alla storia, aggiungono al lutto per i «saluti e baci» quello per l'«eccomi qui, sono Max di Livorno». Perché Max è certamente un buon allenatore, ma si porta appresso quello sguardo da toscanaccio perennemente in punizione e il peccato originale di chi un bel giorno disse a Pirlo «per il bene del Milan meglio se giochi un po' più a sinistra». Andrea se ne andò stizzito, il resto è storia. Diciamola tutta, affidarsi ad Allegri non sembra proprio un colpo di genio: lui che piaceva a Berlusconi come un'otturazione dal dentista, lui che una volta sola mise becco sul mercato e fu per portare Matri per 12 fischioni, lui che è riuscito nell'impresa di far perdere uno scudetto a Ibrahimovic, lui che il suo unico schema vincente è stato palla da Thiago a Ibra e gli altri stiano pronti, lui che Silvio definì «spettinato» e il tecnico bianconero davvero non può esserlo mai. Il sunto del corsivetto è in definitiva una bacchettata alla Signora, che in 24 ore non torna affatto all'anno zero, ma si auto-catapulta al meno uno, alla scelta più facile, economica, quella di un tecnico che non pretenderà mai nulla da nessuno, perché arrivando in bianconero ha già fatto Bingo. Eccola la nuova Juve, il club che col sorriso sulle labbra dice al mondo intero «potevamo provare a sfidare le grandi d'Europa e invece abbiamo deciso di dare una chance alle grandi d'Italia». Roma, Napoli, Fiorentina, Milan e Inter ringraziano sentitamente. di Fabrizio Biasin

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