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Rimini, nuovo capitolo sulla morte di Marco Pantani. Il perito: "Non è omicidio, si è suicidato"

Mirko Mazzola
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Un nuovo tassello sul caso Pantani. Il professor Franco Tagliaro, consulente della procura di Rimini nella nuova inchiesta sulla morte di Marco Pantani per omicidio volontario, ha dichiarato che "non sono emersi elementi tali da ipotizzare concretamente una assunzione sotto costrizione". Inoltre il professore avalla l'ipotesi del suicidio: "Il decesso potrebbe essere avvenuto per un'assunzione di cocaina insieme a una dose eccessiva di antidepressivi, forse presi con una finalità autodistruttiva". Nessun omicidio dunque: le indagini scientifiche e le risposte di Tagliaro ai quesiti del procuratore Paolo Giovagnoli smentirebbero la tesi sostenuta dai genitori del ciclista romagnolo trovato morto il 14 febbraio 2004 nella stanza di un residence riminese. Tagliaro intende approfondire il grado di interazione con la cocaina che hanno avuto i farmaci antidepressivi triciclici e lo farà in laboratorio nelle prossime settimane. L'inchiesta - Inizialmente l'autopsia sul cadavere rivelò che la morte era stata causata da un edema polmonare e cerebrale conseguente a un'overdose di cocaina. La signora Tonina, madre di Pantani però, non ha mai voluto credere all'ipotesi del suicidio, ritenendo la morte del figlio, un complotto. Per lei sarebbe stato ucciso simulando l'overdose, per coprire qualche scomodo scandalo. A luglio, dopo aver ricevuto un dossier dell'avvocato della famiglia Pantani, Antonio De Rensis, nel quale si denunciava che lo sportivo avrebbe potuto essere stato costretto ad assumere una grande quantità di droga(sei volte la dose mortale) per indurne la morte, il procuratore di Rimini Paolo Giovagnoli aveva riaperto le indagini. Però secondo indiscrezioni, il caso non è affatto chiuso. Infatti la procura di Rimini potrebbe concedere almeno altri due mesi per ulteriori accertamenti ai periti. 

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