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Marco Pantani, Libero ha visto il video della stanza: ecco tutto quello che non torna

Giulio Bucchi
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Dal giorno della sua riapertura ad agosto, grazie alla tenacia di mamma Tonina e all'esposto presentato dall'avvocato Antonio De Rensis, il caso della morte di Marco Pantani continua a riservare sorprese ed interrogativi. Mentre il professor Franco Tagliaro ha ricevuto dalla Procura di Rimini e dal suo capo, il procuratore Paolo Giovagnoli, altri sessanta giorni per nuovi approfondimenti specialistici e tossicologici, Libero ha potuto visionare il discusso filmato prodotto dalla Polizia di Rimini, quei 51 minuti che documentano il sopralluogo nella stanza D5 del residence “Le Rose” dove il 14 febbraio 2004 è stato rinvenuto il corpo senza vita del Pirata. Guarda le foto inedite del bagno dov'è morto Pantani Immagini crude in mezzo a tante stranezze, a cominciare dal fornetto a microonde e dalla tv nelle vicinanze della porta, oggetti dal peso ridotto ma che secondo gli interrogatori avrebbero ostruito la porta, tanto da farla aprire con «difficoltà» anche alla Polizia. Quella porta che, stando al primo e solitario testimone dell'apertura della stanza e successiva scoperta del corpo, il portiere Pietro Buccellato, era chiusa e venne aperta da lui con un passepartout. L'appartamento, composto dalla stanza principale, il bagno e un soppalco, è un caos (quel «disordine ordinato», come ha scritto il professor Francesco Avato, autore della perizia contenuta nell'esposto) ma spiccano fra i vari cuscini a terra, il materasso del divano-letto estratto e il tavolo ribaltato, le sedie ancora in piedi, miracolosamente salve dalla furia di Pantani, in preda a «rabbia estrema e delirio paranoide» causato dalla cocaina, secondo quanto ipotizzato nella prima indagine e nel processo. Sotto il water - Una distruzione realizzata da Marco evidentemente senza fare alcun rumore, dato che i vicini di stanza, un ragazzo e la madre mai ascoltati prima della riapertura dell'indagine, non hanno sentito in alcun modo. Una distruzione che però produce una inquietante incongruenza. Nella foto che pubblichiamo per la prima volta in esclusiva, possiamo vedere che la furia di Pantani si sarebbe trascinata pure in bagno: ebbene, il famoso specchio che negli interrogatori degli agenti di Polizia effettuati al processo era «rotto», è invece a terra senza scheggiature, intatto. Ma c'è di più. Lo specchio, che in origine era montato sopra il bidet e il water, appare come sistemato sul pavimento, con vari oggetti sopra e addirittura sotto i sanitari dove, al contrario, se fosse stato staccato con la violenza ipotizzata vi sarebbe caduto sopra, magari rompendosi e trascinando con sé gli oggetti sopra la mensolina. Possibile che Pantani si sia premurato di staccarlo dalla parete (dove era avvitato con dei tasselli) e metterlo là sotto? Il corpo di Marco si trova invece sul soppalco a lato del letto, a torso nudo e scalzo, riverso faccia a terra con un lenzuolo avvolto all'altezza delle ginocchia e la fantomatica pallina di pane e cocaina che i due infermieri intervenuti hanno affermato in sede di deposizione di «non esserci» al momento del loro intervento, intorno alle 20.45. Intervento effettuato su segnalazione di «una lite» e non per il «decesso di Pantani», come ha deposto uno degli agenti di Polizia arrivato nel corso della serata: «Ricordo che nel confronto con i colleghi si evidenziò che la chiamata originaria venne rivolta ai Carabinieri... la chiamata venne reindirizzata alla nostra attenzione». Ma quale lite, se nessun testimone ne ha mai parlato? Attorno a Marco si notano abbondanti macchie di sangue, e scatta la domanda: come ha fatto a formarsi la macchia sotto la spalla sinistra senza che vi siano ferite corrispondenti? Gli infermieri dichiarano di aver alzato Marco di 20 gradi (prassi) solo sul lato sinistro per applicare un elettrodo sul fianco destro e capire se fosse defibrillabile (risulterà di no perché ormai privo di funzioni vitali): e la macchia sopra la spalla sinistra conferma l'avvenuta manovra. Dunque come ha fatto quel sangue ad arrivare lì? Forse Marco si è mosso mentre agonizzava? E allora come mai non ci sono palesi sgocciolamenti dal naso o dalla testa e le sue mani sono pulite, perfette, senza macchie o unghie rotte? Eppure aveva appena devastato un appartamento e agonizzato nel sangue. Le ferite - Quando poi Francesco Toni, medico legale di guardia chiamato per i primi rilievi, gira a fatica il cadavere, si scopre che le braccia di Marco sono rimaste in una posizione come “di guardia”, come a volersi difendere da qualcuno, mentre il volto, coperto di sangue dal lato sinistro, appare quello di una persona picchiata. E la colluttazione è la prima cosa che ha immaginato la Polizia, come dimostrato dai verbali, e come sostenuto dalla perizia di Avato, in riferimento all'ecchimosi sul naso e sull'orbita sinistra (sopra l'occhio c'è come un buco): compatibili sì con la caduta sul pavimento ma anche «ampiamente plausibile a seguito dell'applicazione di mezzi contundenti», insomma delle botte, tanto da «poter riferire univocamente a siffatta modalità» quelle ferite. E intanto, a pochi passi dal cadavere, ecco i misteriosi giacconi da sci (ne pubblichiamo le immagini inedite), sistemati nell'armadio e nell'attaccapanni, rimasti indenni dalla furia del Pirata. Chi li ha portati nella stanza? Non Pantani. Lo sostiene a verbale la portiera del residence che ha registrato Pantani («Non aveva bagagli al seguito») e la deposizione del tassista che lo portò a Rimini: «Aveva un marsupio e una borsa morbida e piccolina». E come confermato da uno degli abitanti dell'appartamento di uno degli indagati, che lo vide prima di arrivare in hotel solo «con una busta tipo sportina». di Tommaso Lorenzini @Texbomb

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